San Giorgio a Cremano, Napoli. Stazione della Circumvesuviana. Oggi, 24 ottobre, l’incivile sfogo di qualche codardo ha colpito due simboli della napoletanità, due miti dello spettacolo scomparsi ormai tanti anni fa, ritratti in un murale di 250 metri quadrati, inaugurato una ventina di giorni or sono. Le gigantografie di Alighiero Noschese e Massimo Troisi, deturpate e coperte di vernice, purtroppo insieme a quella di Totò nella Stazione napoletana di Piazza Garibaldi, erano e sono una bella rappresentazione di Street Art, esempi di espressione artistica fruibile da tanti, liberamente, gratis e nei luoghi del vivere comune.

Questa forma di comunicazione orizzontale, che vuole arrivare al “popolo” diretta, forte, nella sua iconografica avvolgente magnificenza, si identifica con quelle iniziative delle amministrazioni che intervengono in zone particolari come i distretti dell’interland napoletano, e che evidentemente disturbano un clima che deve rimanere in forma di immobilismo, anche culturale.

Il responsabile delle infrastrutture ferroviarie ha stigmatizzato l’accaduto, appellandosi all’aiuto dei concittadini affinchè possano identificare i vandali attraverso i video registrati dalle telecamere della stazione. I vertici di EAV hanno comunque cumunicato che le opere verranno riprisitnate.

Un episodio come questo non può non generare, soprattutto in chi ha vissuto parte della sua esistenza accompagnato dalle figure di Alighiero Noschese e Massimo Troisi, disappunto e rabbia, sentimenti che, forse incosapevolmente, stimolano la memoria, fanno affiorare ricordi di serate televisive che quasi appartengono ad un altra vita.

Soprattutto il compianto Noschese, con la sua delicata arte del trasformarsi ed assumere, con una naturalezza disarmante, le sembianze di tantissimi personaggi dello spettacolo e della politica tra gli anni 70 ed 80. La sua scomparsa prematura fu uno choc per molti italiani, abituati a farsi sorprendere da imitazioni sempre innovative e maniacali nella loro precisa realizzazione.

Ovviamente pleonastico ricordare cosa è stato ed è per molti di noi Massimo Troisi, con la sua poetica gentilezza, i suoi sorrisi, la dolcezza dei suoi film. Duole a questo punto arrivare ad una conclusione: la "cultura di strada napoletana" che accompagna i frequentatori delle stazioni durante il loro transito, infastidisce coloro i quali, non solo non riconoscono il valore della tradizione partenopea, ma intendono azzerarne la forza propulsiva.