A modena Bernardetta Fella, una donna di 55 anni, è stata brutalmente uccisa dal suo convivente, Armando Canò, 50 anni, reo confesso. Per l'omicidio il pubblico ministero ha chiesto la condanna a 17 anni ( con il rito abbreviato e dunque la diminuzione di pena di un terzo, come prevede il codice di procedura civile). La donna è stata strangolata e rinchiusa poi in un frigorifero situato nella cantina della casa. L'omicida ha poi staccato la corrente, lasciando il corpo dentro l'elettrodomestico, nella speranza di non essere scoperto. Bernardetta si era confidata con le amiche, mostrando loro i segni di maltrattamento che Armando le infliggeva.

Quest'ultimo le ruppe anche i denti con un pugno.La prossima udienza, in cui sarà emanata la sentenza, è fissata per il 6 novembre. Sono state stabilite anche le condanne provvisionali (ossia nei limiti della prova raggiunta fino a tale momento) per un ammontare di trentamila euro per ognuno dei due figli della vittima, mentre il risarcimento verrà stabilito in sede civile. Il reo confesso si trova attualmente detenuto nel carcere di Piacenza. Il suo avvocato, Francesca Pecorari, ritiene che non si tratti di omicidio volontario, bensì preterintenzionale. Secondo quest'ultima non vi sarebbe stato nemmeno l'occultamento di cadavere poichè, a detta del legale, il corpo è stato messo in un luogo facilmente scovabile.

Nel frattempo la cantina è stata sottoposta a sequestro.

Uccisa e chiusa in frigorifero: ecco cosa dice la perizia psichiatrica sull'omicida

Una perizia psichiatrica ha stabilito nei mesi scorsi che l'omicida era pienamente capace di intendere e di volere al momento in cui ha commesso il delitto. Piuttosto era vittima di un'intossicazione da alcool, dunque, prima di uccidere, aveva bevuto.Tuttavia, il suo stato di ubriachezza non era tale da riuscire a compromettere la capacità di intendere e di volere al momento del fatto.

A Modena molti sono stati solidali con la famiglia della vittima, infatti è stata organizzata una fiaccolata proprio in prossimità della casa dove si è consumato il delitto, pochi giorni dopo l'omicidio. Grande partecipazione si è avuta da parte delle associazioni che da anni si battono per la difesa delle donne. Non si conoscono ancora le ragioni che hanno spinto Canò ad assassinare brutalmente la sua convivente.

Ora rischia una condanna a diciassette anni per l'atroce delitto che ha sconvolto, non solo i modenesi, ma l'Italia intera. Non resta che attendere gli ulteriori sviluppi della vicenda nella prossima udienza.