Scoperto in Giappone un nuovo caso di Karoshi, morte per lavoro eccessivo. A distanza di quattro anni si è accertato che la giovane reporter Miwa Sado, 31 anni, sino a un mese prima di morire aveva lavorato 159 giorni, usufruendo solamente di due giorni liberi. Nel luglio 2013, la giornalista nipponica moriva per complicazioni cardiache.
Le rivelazioni dell'Ufficio del lavoro
L'Ufficio del lavoro giapponese ha diffuso, nel maggio 2014, i dati relativi alle condizioni e agli orari di lavoro che Miwa aveva osservato nei mesi precedenti la sua morte.
La giornalista aveva iniziato a lavorare nel 2005 per la televisione pubblica, per poi trasferirsi a Tokyo occupandosi di politica. Dopo tre giorni dalle elezioni del 2013 è sopraggiunta la morte della giovane, e il sospetto che potesse trattarsi di un decesso legato al pressante carico di impegni lavorativi si è fatto sempre più forte, sino alle recenti rivelazioni che ne hanno dato conferma nei giorni scorsi.
La diffusione in Giappone della sindrome di Karoshi
In Giappone sono anni che si fanno i conti con il super lavoro e orari di lavoro eccessivo. I numeri parlano chiaro e sono davvero preoccupanti. Ogni anno ci sono 200 morti a causa di stress da lavoro e suicidi. In passato ci sono stati molti casi eclatanti di morti per lavoro, basti pensare a Matsuri Takahashi, giovane promessa dell'agenzia pubblicitaria Dentsu, morta suicida per i ritmi di lavoro troppo stressanti.
La ragazza in una mail aveva confidato alla madre di aver dovuto fare 105 ore di straordinario al mese. Matsuri una notte si lanciò dalla finestra del palazzo dell'agenzia.
La magistratura considera Karoshi non solo il suicidio, ma anche la morte per infarto se è accertato che il dipendente ha fatto 100 ore di straordinario il mese prima del suo decesso.
Da anni in Giappone si combatte una battaglia fra sindacati e parlamento per la riduzione delle ore di straordinario consentite. I sindacati suppongono che 80 ore di straordinario al mese dovrebbero impedire le morti per Karoshi.
Nel 2015, un trentaquattrenne, impiegato in un'impresa di manutenzione per condomini, si è suicidato dopo aver lavorato con una media di 90 ore a settimana (12 ore al giorno considerando anche il weekend).
Il vortice del lavoro eccessivo che si sta tentando di arginare inizia negli anni Settanta, quando i salari erano ancora molto bassi. I lavoratori hanno iniziato, di conseguenza a lavorare di più, quasi ossessionati dalla produttività e dalla necessità di arrotondare. Questo stato di cose è continuato fino agli anno Ottanta, quando il Giappone è riuscito ad affermarsi come seconda economia mondiale.