Dopo una settimana di tensioni palpabili tra il Premier Rajoy e il Presidente catalano Puigdemont, i due Parlamenti hanno proceduto quest'oggi a votare e ratificare il risultato dello scontro iniziato il 1° Ottobre scorso: con una maggioranza schiacciante di 70 favorevoli, 10 contrari e in assenza dei rappresentanti dei partiti unionisti all'opposizione, il Parlament de Catalunya ha dichiarato l'indipendenza della Repubblica Catalana dalla Spagna.
Il testo della risoluzione votata dal Parlamento
Mentre un corteo spontaneo, improvvisato dagli attivisti indipendentisti, sfilava all'uscita dell'Assemblea legislativa, i deputati in seno alla maggioranza hanno presentato, intorno a mezzogiorno, un progetto di legge per avviare una concertazione tra Barcellona e Madrid in seguito ad un'eventuale dichiarazione d'indipendenza da parte dell'Autonomia catalana.
53 membri dell'opposizione unionista, aderenti a formazioni politiche quali Ciudadanos, Partido Popular e Partido Socialista, hanno disertato la votazione a scrutinio segreto.
La proclamazione unilaterale è stata accolta da cori e manifestazioni di giubilo nella piazza antistante la Generalitat; ma non tutte le personalità interessate nel processo referendario hanno accolto la notizia con ottimismo. Il Presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ha riconosciuto come unico interlocutore nella faccenda il legittimo Governo Spagnolo a guida popolare, mentre in un breve discorso al Parlamento il Presidente Puigdemont ha invitato i catalani "a rimanere nel terreno della pace, per preservare un risultato per cui si è a lungo lottato".
La reazione spagnola: revocata l'autonomia a Barcellona, convocate elezioni entro sei mesi
La reazione del Primo Ministro non si è fatta certo attendere: il Senato della Monarchia spagnola ha votato favorevolmente la proposta di attuazione del famigerato articolo 155 della Costituzione. Le misure conseguenti alla dichiarazione comprendono una drastica limitazione dei poteri del Parlamento dell'autonomia territoriale e la rimozione dei membri del Govern.
Le conseguenze, di ordine giuridico e non, più gravi sono comunque lungi dal verificarsi. La Procura generale non si è ancora espressa sull'eventuale incriminazione dei promotori del referendum per ribellione: si tratta di rischi, già paventati a seguito delle prime dichiarazioni rese da Puigdemont dopo il referendum, molto pesanti che gravano sui dirigenti dell'Esecutivo guidato da CUP e Junts pel Sì, considerando che la pena edittale per il suddetto reato può arrivare fino a 30 anni di carcere.
Quest'interrogativo, unito alla possibilità accordata al Consiglio dei Ministri (che entro domani dovrà confermare la proposta licenziata dalla Camera Alta oggi pomeriggio) di ricorrere finanche all'Esercito per attuare coattivamente le disposizioni speciali di Madrid, rende l'attesa per i prossimi eventi carica di tensione ed incertezza.