Una sentenza esemplare. I magistrati di Pistoia hanno condannato un rifugiato pakistano a 20 anni di carcere per omicidio volontario e incendio doloso in continuità. Afzal Hussain di 30 anni, che aveva chiesto asilo politico in Italia è finito in prigione per avere bruciato viva l'amica marocchina Lamiae Chriqui di 28 anni, nella sua casa a Sammommè, una piccola frazione della città toscana. La pena decisa dal Gup Alessandro Buzzegoli è stata molto più severa rispetto a quella richiesta del Pm Giuseppe Grieco che inizialmente aveva domandato 16 anni.
Nelle motivazioni della condanna è stata esclusa l'aggravante per futili motivi perché durante il procedimento il movente è rimasto ignoto. Dopo la lettura della sentenza in aula il marito della magrebina, Jamal Mouttadakill che si era costituito parte civile durante il dibattimento ha inveito contro l'imputato.
La vicenda
Hussain alloggiava presso l'albergo Arcobaleno situato nella frazione di Sammommè a Pistoia. Il pakistano era in Italia in attesa di ricevere la convalida dell'asilo politico che aveva chiesto per restare nel nostro paese. Aveva fatto amicizia con una coppia di marocchini che abitava vicino alla struttura alberghiera, che ospitava circa 80 Rifugiati provenienti da nazioni diverse.
A quanto pare l'extracomunitario si era invaghito della bella Nord africana e aveva cominciato ad insidiarla, la giovane donna aveva rifiutato le sue continue avances. Al termine di una lite tra loro l'uomo ha appiccato l'incendio nella casa dei due coniugi, dando fuoco ad una bombola di gas prelevata dalla cucina. Allo scopo di crearsi un alibi convincente, era anche intervenuto in prima persona nel soccorrere la vittima, ed era stato sollecito nell'avvertire il marito della marocchina della tragedia.
Al termine di una inchiesta durata solo pochi giorni, Hussain era stato arrestato, accusato di avere appiccato il fuoco utilizzando una bombola che poi ha posizionato davanti la camera della 28 enne trovata carbonizzata. Dopo una breve confessione poi ritrattata, l'assassino aveva dichiarato di avere ucciso per motivi passionali e perché la donna gli aveva sequestrato il passaporto.
Le motivazioni dei giudici
Per il Pm Giuseppe Grieco l'extracomunitario ha assassinato per motivi abietti e con una crudeltà tale da cagionare alla vittima atroci sofferenze. Secondo il magistrato il delitto è stato di natura passionale. L'unica colpa della donna sarebbe stata quella di avere rifiutato le ripetute voglie amorose dell'uomo. Durante la ricostruzione dei fatti al processo, l'accusa ha sostenuto che il pakistano in un attimo di follia ha prima picchiato la donna, poi l'ha aggredita con un coltello tagliandole un dito e alla fine ha proditoriamente posizionato la bombola del gas nel bagno, dandogli fuoco con l'intento di uccidere.