Arrivata poche ore fa, nella mattinata di oggi lunedì 13 novembre, una notizia Ansa molto importante su di un fatto della storia italiana: esisterebbero due reperti definiti "Reperto 4 A" e "Reperto 4 B", che collocherebbero una donna nei pressi del luogo in cui morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, il 23 maggio 1992 a Capaci. Vediamo di cosa si tratta.
La strage, quel maledetto 23 maggio 1992
Una data impossibile da dimenticare. Probabilmente quasi tutti ricordano cosa stessero facendo quel terribile sabato pomeriggio in cui un boato squarciò l'Italia dell'antimafia.
A Capaci, una bomba nascosta sotto un cavalcavia dell'autostrada esplose portandosi dietro Giovanni Falcone, giudice antimafia, sua moglie Francesca Morvillo, e Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicilio, gli uomini della scorta. A 25 anni di distanza un nuovo tassello potrebbe essere inserito in quel puzzle: è il quotidiano "La Repubblica" a dare la notizia oggi. Sul luogo dell'attentato sarebbero stati ritrovati, tra i vari reperti, due guanti di lattice, denominati appunto "4A" e "4B". Si trovavano a 63 metri di distanza dall'enorme buca causata dalla denotazione, vicino ad un tubetto di mastice e a una torcia. La polizia scientifica naturalmente li repertò all'epoca, ma solo oggi Salvo Palazzolo, editorialista de "La Repubblica", dice che quei reperti sono stati affidati ad un genetista.
E i risultati sarebbero importantissimi.
Reperto A e reperto B: sul luogo della strage c'era una donna
Nel “Gabinetto regionale di polizia scientifica di Palermo”, dice Palazzolo, c'erano dei guanti in lattice. Quei guanti sono stati affidati alla genetista Nicoletta Resta, professore associato di Genetica medica dell’Università di Bari.
La dottoressa, uno dei massimi esperti del settore, in collaborazione con la polizia scientifica di Roma, avrebbe estrapolato dei profili genetici nuovi dai quei guanti. Ricordiamo che durante l'ultimo processo per la strage di Capaci, sulla pila della lampadina della torcia agli atti era stata rinvenuta e identificata un'impronta digitale appartenente a Salvatore Biondino, l'uomo che secondo i pentiti faceva parte del gruppo che piazzò l'esplosivo.
Non è però stato identificato il DNA appartenente ad un individuo maschile rinvenuto nel suddetto "Reperto 4 A". Nessuno dei condannati presenta infatti quel profilo. Una presenza non ancora accertata, come non è accertata l'identità della donna che faceva parte del commando. Lo stabilisce proprio la genetista Resta quando afferma di aver accertato, nella relazione depositata alla magistratura, che "i risultati mostrano chiaramente un profilo misto derivante da almeno tre individui diversi dove però la componente attribuibile ad uno o più soggetti di genere femminile risulta essere maggiormente rappresentata".
Processo bis: acquisiti i nuovi risultati
Dovremmo attendere le prossime ore per conoscere ulteriori dettagli.
Tuttavia sappiamo già che la consulenza della dottoressa Resta è stata acquisita tra gli atti del processo bis per la strage di Capaci. A condurre le indagini è il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone, ad affiancarlo i procuratori aggiunti Lia Sava, Gabriele Paci, con loro anche il pubblico ministero Stefano Luciani. Proprio il pm ha disposto altri accertamenti: lo ha dichiarato a "La Repubblica" affermando di avere in programma un fitto calendario.
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