Non esiste un lato oscuro solo nel mondo del cinema. I ricatti e le molestie sessuali avvengono ogni giorno in ambienti molto lontani dalle luci della ribalta. E spesso fanno meno clamore, perché i personaggi interessati non sono conosciuti come Fausto Brizzi, accusato durante il programma televisivo Le Iene da una decina di aspiranti attrici. L’episodio ha avuto un grande risalto, tanto che la Warner Bros, casa distributrice del suo ultimo film “Poveri ma ricchissimi”, ha deciso di troncare ogni rapporto col regista, eliminando completamente il suo nome nella promozione della pellicola.

Tuttavia i processi non si fanno sul piccolo schermo, ma nei tribunali, proprio come quello appena conclusosi a Torino contro un docente dell’università del capoluogo piemontese.

Un ricatto per la lode

A Luca Sgarbi, professore associato di Diritto del Lavoro, i giudici hanno inflitto una pena di 11 mesi, con l’interdizione di un anno dai pubblici uffici: l’uomo era accusato di tentata concussione e detenzione di materiale pedopornografico. La vicenda risale all’estate del 2016 quando il docente avrebbe preteso dei favori sessuali da una studentessa di 22 anni, iscritta alla Facoltà di Giurisprudenza, chiedendole in particolare di avere un rapporto con lui e di mandargli una serie di immagini hard per ottenere in cambio la lode all’esame di laurea.

Ma non finisce qui: al rifiuto della giovane sarebbe seguita la minaccia di rendere pubblici alcuni particolari della vita privata della studentessa che secondo l’uomo frequentava chat erotiche, dove si mostrava anche in pose osé.

La difesa del docente

La ragazza aveva denunciato l’accaduto dapprima al garante degli studenti dell’Ateneo che aveva sospeso il professore, e poi alla magistratura.

Il docente inizialmente aveva attaccato la giovane, sostenendo che fosse stata la studentessa a contattarlo su una chat per appuntamenti, “lasciandogli intendere che fosse una professionista del ramo”, per poi passare, con i suoi legali, a parlare di “un’infatuazione capitata proprio durante un periodo della vita dell’uomo segnato da disagio psicologico e dall’utilizzo di sostanze stupefacenti”.

Infatti nei mesi scorsi, nel bel mezzo delle indagini, Sgarbi era stato fermato dai carabinieri subito dopo aver acquistato tre dosi di cocaina da un pusher. A complicare ulteriormente il quadro, una perizia psichiatrica redatta da uno specialista di Genova su incarico del Gup di Torino, che aveva dimostrato la seminfermità di mente dell’uomo al momento della “proposta indecente” alla studentessa.

Le dichiarazioni dei legali

I legali del docente, alla lettura della sentenza hanno sottolineato come la condanna a 11 mesi sia di molto inferiore alla richiesta di tre anni fatta dal pm. Sono tornati poi sul possesso di materiale pedopornografico, osservando come ci si riferisca solamente a quattro file compromettenti, che il docente ha dichiarato di aver scaricato per errore.

La vittima di quello che i legali definiscono “un equivoco”, invece, è stata risarcita dal professor Sgarbi, ben prima che il dibattimento cominciasse, tanto da non essersi presentata come parte civile al processo. Ad ogni modo gli avvocati Mauro Ronco e Simona Grabbi, relativamente all'accusa di tentata concussione, hanno dichiarato di attendere le motivazioni della sentenza per poi presentare ricorso. "Dimostreremo che non c'era tentata concussione, ma un fatto più lieve", hanno ribadito.