"Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio". Questo deve aver pensato uno dei funzionari universitari corrotti che è stato sorpreso dalle telecamere apposte dalla Guardia di Finanza di Genova nel suo ufficio per verificare se fosse coinvolto in loschi affari. E le vivide immagini della telecamera hanno effettivamente dimostrato, in modo lampante, le varie fasi dell'attività truffaldina: il funzionario fa accomodare un imprenditore compiacente alla sua scrivania, seguono alcune chiacchiere, quindi l'imprenditore consegna un documento e poi la bustarella all'impiegato che, dopo avergli stretto la mano ed averlo accompagnato alla porta, si siede alla scrivania ed estrae il portafoglio dalla tasca posteriore dei pantaloni.
In maniche di camicia il corrotto, convinto di non essere visto da nessuno, apre con calma il portafoglio ed inizia ad estrarre biglietti da 50 o da 100 euro, li conta, ne fa un mucchietto che distende fra le dita per poi metterlo nuovamente nel portafoglio.
Non sappiamo se sia sto lo stesso individuo o il suo complice lo sprovveduto funzionario pubblico che, credendo di compiere un gesto senza conseguenze, si è esercitato più volte - come avrà fatto qualche studente sul suo diario scolastico - a copiare la firma di un dirigente dell'Università di Genova.
Il dipendente dell'università, provetto falsario della dirigenziale ortografia, ha però commesso il fatale errore di lasciare il foglio della vergogna sulla scrivania.
Da questo particolare infatti è partita l'indagine della Guardia di Finanza di Genova che questa mattina all'alba ha portato all'arresto di tre imprenditori genovesi e due dipendenti dell'Università della Superba, tutti arrestati ai domiciliari con le accuse di truffa aggravata nei confronti dell'Università, corruzione, falso in atto pubblico, turbata libertà degli incanti.
I due funzionari pubblici si spartivano i soldi dopo averli intascati da tre imprenditori edili che dichiaravano di avere effettuato lavori per la manutenzione e riparazione di impianti idraulici e della rete fognaria dell'ateneo: guasti millantati e mai verificatisi, così come le riparazioni, mai eseguite. Solo dei pretesti per assicurarsi i denari pubblici che tanto faticosamente molti studenti versano con sacrificio nelle casse dell'università per potere seguire il loro percorso di studi.
Le riprese delle telecamere di sorveglianza
Sono state proprio le vive immagini catturate dalle telecamere dell'università a rivelare e dimostrare in modo sconcertante come i due funzionari dell'ente pubblico truffassero l'ateneo genovese a loro piacimento. Lo stesso generale Renzo Nisi, comandante provinciale delle Fiamme Gialle, ha sostenuto durante la conferenza stampa di oggi sull'operazione denominata "Macchia Nera" che i due funzionari conoscevano bene il sistema dall'interno e che ne hanno approfittato per inserirsi nelle maglie della criminalità. Le tangenti in realtà non riguardavano cifre clamorose, ma erano ripetute nel tempo. Gli imprenditori compiacenti infatti versavano agli impiegati dai 500 agli 800 euro ma, a fronte di un appalto per un certo tipo di attività, questa non veniva effettuata, anche se ovviamente era stata pagata.
Peccato però che l'ente pagatore - l'Università - non fosse assolutamente a conoscenza che i suoi funzionari fossero dei ladri.
Chi sono i funzionari corrotti
I due funzionari coinvolti sono apparentemente degli insospettabili: un geometra, da anni nell'amministrazione universitaria con incarichi di fiducia, spesso direttore dei lavori e responsabile unico dei vari procedimenti amministrativi, capo del settore interventi ordinari opere edili e conservazione edilizia dell'università, ed un impiegato del settore spese in economia dell'area conservazione edilizia dell'ateneo.
Dove avveniva lo scambio di mazzette
I contatti tra i funzionari e gli imprenditori avvenivano in diversi luoghi: qualche volta in un ristorante della zona Foce, in Via Pisacane, altre volte vicino al centro storico genovese come Piazza Bandiera, e spesso in ufficio; la Guardia di Finanza ha documentato con le telecamere e con diverse intercettazioni telefoniche ed ambientali la dazione di queste tranche di tangenti.
Le parole del Rettore Comanducci
Nel ringraziare la Guardia di Finanza e nel sottolineare che l'università di Genova è parte lesa, il rettore Paolo Comanducci ha dichiarato che già prima dell'aprile scorso l'ateneo aveva dei sospetti: i sistemi di controllo avevano individuato delle possibili ipotesi di reato ed è stato deciso di avviare una denuncia alla Guardia di Finanza.
Purtroppo i sospetti si sono dimostrati fondati, soprattutto alla viglia dei lavori edili dei grandi appalti per il trasferimento dell'università nel polo degli Erzelli. Proprio per questo, il rettore chiede a tutti maggiore attenzione e sorveglianza per fare in modo che casi come questo non debbano più avvenire e che, se messi disgraziatamente in atto, vengano immediatamente smascherati e puniti.
Le indagini proseguono con ulteriori accertamenti, perquisizioni e sequestri. La Guardia di Finanza ha intenzione di andare a fondo per scoprire se ci siano ulteriori mele marce ed il proseguo delle indagini sarà finalizzato anche a capire fin dove si è esteso il danno all'ateneo genovese.