Altri agghiaccianti particolari rendono sempre più assurda la vicenda che vede coinvolto il bulgaro Marin Traykov, l'omicida stradale che nella mattinata dell'11 dicembre, ha investito ed ucciso un uomo leccese, Albino Saracino e ferito gravemente il figlio 17enne Davide. Com'è noto, l'uomo alla guida di una Bmw era risultato positivo al test alcolemico con un tasso superiore cinque volte a quello consentito.

L'omicida non aveva la patente di guida

Ma il bulgaro quel giorno non poteva e non doveva trovarsi in quel posto, in quanto le indagini effettuate dalla Polstrada hanno evidenziato che l'uomo non aveva mai conseguito la patente di guida.

Il sinistro avvenuto proprio nei pressi della Questura di Lecce aveva in un primo momento rilevato l'assenza di documenti identificativi, ed ora si è aggiunto quest'altro grave reato per il quale l'omicida dovrà rispondere davanti alla giustizia. Infatti, dall'attività investigativa è chiaramente emersa la posizione del cittadino bulgaro, in relazione ai suoi diritti nei confronti della legge italiana. Intanto è stato accertato che l'uomo era in possesso di un documento, il Provisional Driving Licence (licenza provvisoria di guida), che viene rilasciato dalle autorità britanniche per l’apprendimento alla guida, ma solo sul territorio britannico. Una specie di foglio rosa che permette di guidare un autoveicolo solo nel Regno Unito ma non costituisce valido titolo in nessun altro paese europeo o mondiale.

Ma c'è di più, la perizia tecnica effettuata sull'auto ha messo in rilievo un altro non trascurabile dato.

L'auto, forse è stata rubata

La Bmw 530 D, guidata dal Traykov era stata chiaramente manomessa in quanto sulla matricola impressa sul motore esistevano evidenti tracce abrasive. Un'operazione che serve a rendere difficoltoso il riconoscimento dell'autovettura, nonchè la sua provenienza.

Insomma per dirla tutta l'auto potrebbe essere stata rubata. Allo scopo di appurare evidenti legami tra il 35enne bulgaro ed il mercato internazionale di auto riciclate la Polstrada ha proceduto a sequestrare l'autovettura e tutta la documentazione relativa alla sua immatricolazione.

Infine, c'è un'altra indagine che va avanti e riguarda la posizione lavorativa del bulgaro che ha dichiarato di essere impegnato nel commercio di autovetture.

Sembra, infatti che l'omicida abitasse nell'appartamento di Calimera insieme alla sorella e utilizzasse un box di pertinenza dello stesso alloggio per parcheggiare le autovetture che a suo dire commerciava direttamente. Ovviamente, anche quest'attività è risultata illegale in quanto non vi è alcun titolo o licenza autorizzativa.