Scartata ogni possibilità di salvataggio per l'equipaggio del sottomarino dell'Ara San Juan. Il sommergibile è affondato lo scorso 15 novembre nell'Oceano atlantico. Da allora, la Marina Militare argentina ha fatto di tutto per salvare l'equipaggio che purtroppo ad oggi è stato dichiarato deceduto.

L'ipotesi dell'esplosione

L'ipotesi più gettonata dagli esperti è che l'intera equipe sia morta nel giro di pochi minuti a causa di un'esplosione. A generarla sarebbe stata una scarica elettrica che ha provocato uno squarcio alla struttura sottomarina. questo poi avrebbe consentito l'ingresso dell'acqua, come segnalato, tra l'altro nel SOS lanciato dal comandante dell'Ara San Juan, Pedro Martinez Fernandez.

Nell'ultimo messaggio infatti, il militare segnalò l'entrata di acqua da un varco creatosi dalla batteria numero 3. Ad oggi, 1° dicembre, la Marina militare argentina annuncia l'inanità di ogni tentativo di salvataggio. Lo ha comunicato il portavoce della Marina, Enrique Balbi durante una conferenza stampa: Le speranze di trovare l'equipe in vita sono vane, le operazioni di salvataggio sono state fermate. Tuttavia proseguiranno le ricerche per ritrovare il sommergibile.

Tutti i paesi uniti nella ricerca

Secondo i protocolli internazionali che regolamentano i tempi di salvataggio di un sottomarino, il tempo impiegato fino ad ora è stato del doppio rispetto al previsto. Sono trascorse già due settimane dall'ultimo contatto avuto con il comando di Mar del Plata, la base verso la quale il sottomarino era diretto e dal quale era partito.

La lunga ricerca sostenuta con una task force navale, e alla quale hanno dato il proprio contributo Germania, Brasile, Canada, Colombia, Uruguay, Perù, Regno Unito, Russia, Norvegia e Cile non ha sortito riscontri positivi tanto meno sono stati rinvenuti indizi che lascerebbero presagire la presenza di un naufragio. Il parere di Horacio Tobias, ingegnere navale nonché capitano di fregata è che il quadro della situazione tende alla conclusione che il sommergibile sia capitolato a seguito di un'esplosione.

Una tragedia già congetturata

Subito dopo la sparizione, nel giorno de 15 novembre, la marina militare aveva parlato di un rumore, un'anomalia idro-acustica, attorno alle ore 11 (ore 15 in Italia). Soltanto nei giorni successivi, il portavoce ha sottolineato che quel rumore coincideva con "un evento breve e violento", dunque un'esplosione.

Quando fu data la notizia, tutti i parenti dell'equipaggio erano disperati ma hanno chiesto che fino all'ultimo venissero cercati i 44 membri del team. Oggi con grande rammarico è stata comunicata ai familiari delle vittime lo stop alle ricerche.