ciro ascione sarebbe saltato sul treno già in partenza pur di non perderlo. Un balzo dalla banchina al predellino di un vagone, che purtroppo era vuoto e al buio. Il 16enne avrebbe viaggiato così per alcuni chilometri, in bilico sul quel predellino con il corpo schiacciato contro le porte chiuse. Pensava di resistere in quelle condizioni, senza che le mani potessero aggrapparsi a un sostegno, per sette chilometri, la distanza che divide la stazione di Napoli Centrale da quella di Casoria, dove il padre lo attendeva per riportarlo a casa ad Arzano.

E ce l’aveva quasi fatta, Ciro per poco non è riuscito a giungere a destinazione, restando in equilibrio precario, su quel treno che viaggiava a 140 chilometri orari. Prima di entrare nella stazione di Casoria, però, il convoglio ha affrontato una curva e il ragazzo è stato scaraventato dalla forza centrifuga sul massicciato che costeggia la ferrovia, battendo la testa. Un colpo che ne avrebbe provocato la morte.

La famiglia di Ciro Ascione non crede all’incidente

A questa ricostruzione dei fatti gli inquirenti sarebbero giunti visionando alcuni video girati da telecamere di sorveglianza presenti dentro e fuori la stazione di Napoli. Poi ci sono le dichiarazioni della ragazzina che ha trascorso con Ciro l’intero pomeriggio di sabato, lasciandolo solo verso le 20.45.

Lei avrebbe raccontato che il ragazzo andava di fretta perché stava per perdere il treno, quello che partiva alle 21.22 da Napoli Centrale.

La famiglia di Ciro, però, non crede alla tesi dell’incidente. Secondo lo zio, il 16enne non era tipo da prendere un treno saltandoci su, a meno che non stesse scappando da qualcuno. Ed è questo il primo dubbio inquietante da sciogliere: Ciro è saltato su quel treno per non arrivare in ritardo all’appuntamento con il padre o scappava da una minaccia?

Il caso sulla morte di Ciro Ascione non è chiuso

La procura di Napoli Nord e gli uomini della Squadra Mobile, che indagano sull’accaduto, sono convinti che Ciro Ascione non fosse inseguito da nessuno. Il ragazzo correva perché aveva fatto tardi e non voleva perdere il treno. Ma anche per loro il caso non è chiuso e ci sono altre domande a cui dare risposte certe.

Innanzitutto, perché nessuno si è accorto che Ciro era saltato sulla carrozza, dando l’allarme? Il vagone a cui era aggrappato aveva le luci spente ed era vuoto poiché fuori servizio, ma possibile che qualcuno sulla banchina non abbia notato il ragazzino attaccato al convoglio? E ancora: perché nei giorni successivi nessun viaggiatore o addetto, di passaggio su quella tratta, non ha avvistato il corpo di Ciro riverso sul massicciato che costeggia la ferrovia?

Interrogativi non di poco conto che allungano oscure ombre sul corretto funzionamento del sistema di sicurezza e quello di sorveglianza della stazione di Napoli. Ma ci sono altre domande inquietanti che si pone chi non è direttamente coinvolto nelle indagini, ma le segue dall’esterno.

Ad esempio, ci si chiede: come mai non si è cercato Ciro lungo il tratto ferroviario Napoli-Caserta subito dopo l’allarme lanciato dalla famiglia? Perché si è giunti al ritrovamento del corpo senza vita solo martedì, tre giorni dopo la sua scomparsa? E soprattutto: Ciro è morto sul colpo o si sarebbe potuto salvare se si fosse giunti sul luogo del ritrovamento immediatamente dopo l’incidente?

Una risposta certa a questa domanda potrà darla l’autopsia sul corpo del 16enne iniziata ieri, i cui risultati saranno resi noti nei prossimi giorni.