Secondo la sua tesi, il cancro si poteva curare con il bicarbonato. Una terapia definita "miracolosa" che, alla fine, si è rivelata fatale per un paziente affetto da cancro.
Condannato e radiato dall'albo dei medici
Tullio Simoncini è un medico chirurgo romano, specializzato in oncologia e in diabetologia e malattie del ricambio, divenuto famoso nel 2012 per la sua nuova teoria sulla cura dei tumori. Secondo la sua tesi, si poteva guarire dal cancro con il bicarbonato: una terapia considerata addirittura "miracolosa" che, in realtà, ha posto fine alla vita di un 27enne.
Nel giugno del 2012, a Luca Olivotto fu diagnosticata una neoplasia al cervello; il giovane catanese fu curato dal dottor Simoncini, il quale adottò proprio il metodo del bicarbonato che, a suo parere, era efficace e miracoloso. Purtroppo, però, Luca non è mai guarito.
Quattro mesi dopo aver iniziato le cure, il cuore del paziente 27enne si è fermato per sempre. La cura Simoncini non ha dato i frutti sperati, anzi, ha posto fine alla vita del giovane in modo fin troppo veloce e drammatico. In seguito alla morte di Luca, il medico è stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio colposo. Dopo anni di attesa, il 15 gennaio è stato condannato a una pena di 5 anni e mezzo di carcere; una condanna nemmeno troppo severa, visto che sulla coscienza del medico pesa la vita di un ragazzo di 27 anni.
All'atto pratico, dunque, la sua terapia a base di bicarbonato si è rivelata una "bufala", e il giovane che ha cercato di lottare fino alla fine con tutte le sue forze per contrastare il tumore, si è dovuto arrendere di fronte ad una cura sbagliata.
Bisogna credere nelle cure tradizionali
Con la classica chemioterapia o radioterapia, negli ultimi anni si sono curati molti tumori.
La cosa che più lascia interdetti in merito alla vicenda del dottor Simoncini, è la sicurezza con cui il medico a quei tempi dichiarava che la sua terapia avrebbe funzionato. Alla fine, a rimetterci è stato un innocente, nonostante la recente condanna al medico romano.
La famiglia si è dichiarata soddisfatta della sentenza, quantomeno in parte è stata fatta giustizia.
Innanzitutto per la famiglia Olivotto che ha perso prematuramente il proprio figlio, ma anche per quei medici che con amore e passione dedicano la propria vita alla cura delle persone malate. A questo punto si spera che, dopo la drammatica conclusione di questa vicenda, ci si convinca che per combattere il cancro si debba ricorrere necessariamente alla medicina tradizionale che, in questi anni, ha fatto passi da gigante nell'introduzione di nuove terapie per debellare i tumori, concedendo una seconda vita a tutte quelle persone che hanno sofferto di questa terribile malattia. Il giovane Luca non tornerà più, ma almeno per la sua morte è stato individuato il responsabile.