Il potere della fiaccola di Olimpia, più forte di qualunque trattativa politica. Con buona pace dell'opinione pubblica occidentale e con buona pace di Donald Trump, il leader nordcoreano Kim Jong-un non è affatto un 'pazzo'. L'incontro che si è svolto a Panmunjom, al confine tra le due Coree, va ben al di là dell'aspetto sportivo, perché i rappresentanti dei due Paesi hanno concordato insieme di far ripartire anche il dialogo militare. Lo scopo è quello di allentare le tensioni nella regione. Pertanto i colloqui tra Pyongyang e Seoul continueranno a 360 gradi, sia per stabilire i dettagli della partecipazione degli atleti del Nord alle Olimpiadi invernali, sia per riportare i rapporti al 38° parallelo ad uno stato di normalità.

L'abile strategia di Kim Jong-un

Eccentrico, crudele, pazzo, insolente. Sono termini in voga quando si parla di Kim Jong-un. In realtà nell'apertura di Capodanno, quella in cui qualche organo di stampa alla ricerca di scoop catastrofisti ha voluto leggere soltanto il 'pulsante nucleare sulla scrivania' (salvo poi correggere il tiro, alla luce delle effettive parole di Kim), si intravedeva già una strategia politica piuttosto abile. Con la decisione di inviare i propri atleti ai Giochi Olimpici, Pyongyang ha riaperto il dialogo con il vicino con cui è in atto una 'tregua armata' da oltre 60 anni. Il complesso rapporto tra le due Coree ha vissuto lunghi momenti di tensione dal 1953 (anno in cui è stato firmato l'armistizio della Guerra di Corea) ai giorni nostri, ma anche momenti di avvicinamento e condivisione, molti dei quali scanditi dallo sport soprattutto negli anni '90 e nei primi anni 2000.

Chi segue da vicino le vicende nordcoreane però non è affatto sorpreso dall'apertura sportiva di Kim: in primo luogo perché i dittatori hanno sempre tenuto in gran conto le discipline sportive come strumento di propaganda, in seconda battuta perché ci sono dei precedenti in tal senso anche piuttosto recenti. Le Nazionali di calcio maschile e femminile nordcoreane, infatti, hanno preso parte alla Coppa dell'Asia Orientale che si è tenuta in Giappone lo scorso dicembre (le ragazze di Pyongyang hanno anche vinto il titolo, ndr).

Il dialogo ripreso con Seoul ha però lo scopo evidente di riallacciare in qualche modo un legame con uno degli alleati strategici degli Stati Uniti, c'è dunque il tentativo evidente di mostrare 'buona volontà' nei confronti della Corea del Sud e dell'intera comunità internazionale e, insieme, il tentativo di isolare Washington la cui linea dura è piuttosto nota.

Per Trump non ci sarà alcun dialogo, fino a quando la Corea del Nord non rinuncerà al suo programma di sviluppo nucleare. Kim si guarda bene dal fare questo passo, sa bene di essere al sicuro ad eventuali soluzioni militari americane, grazie alla presenza protettiva della Cina. Inoltre non si fida di Washington e cita quanto accaduto nei mesi scorsi con l'Iran, prendendo come esempio la facilità con cui gli Stati Uniti stracciano accordi precedentemente sottoscritti.

Gli effetti della 'tregua olimpica'

Considerato l'attuale clima ed i consensi positivi che il regime di Pyongyang sta ricevendo da ogni parte del mondo dopo, sarebbe un controsenso in questo momento ripartire con un nuovo test missilistico.

Siamo dell'avviso che gli esperimenti bellici della Corea del Nord siano temporaneamente sospesi o, quantomeno, vogliamo sperarlo, perché un azzardo in tal senso farebbe franare l'intero dialogo intrapreso con il Sud. Gli Stati Uniti in realtà avrebbero pure tentato lo scorso dicembre la via del dialogo con Pyongyang, in modo del tutto 'silenzioso'. I fiumi di parole fra Donald Trump e Kim Jong-un testimoniano che questo approccio è fallito, ma sperare in una distensione complessiva non è assolutamente un'utopia. Kim si è appena vestito da colomba ed ha teso la mano oltre il 38° parallelo, gli americani avevano comunque fatto la loro parte sospendendo le esercitazioni militari previste in Corea del Sud tra i mesi di febbraio e marzo. Trump però è costretto ad incassare questa mossa che lo costringe in qualche modo a rivedere i suoi piani.