Secondo Luigi De Magistris è il sistema a voler tenere nascosta la verità sulla trattativa Stato-mafia. La parola ‘Sistema’, pronunciata dal sindaco di Napoli, fa immediatamente pensare alla camorra, quella che ancora la fa da padrona nei quartieri della città partenopea, la stessa descritta dalla fortunata serie tv Gomorra, oltre che dalla cronaca nera di tutti i giorni. Ma De Magistris questa volta non si riferisce al Sistema di casa sua, bensì a quello ben più potente e pericoloso che, secondo lui, infesterebbe alcuni pezzi deviati delle istituzioni, a partire dall’esplosione dello scandalo P2 negli anni ‘80 e dalla trattativa Stato-mafia in Sicilia dei ‘90.

Il contenuto dell’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano è esplosivo.

De Magistris parla del processo sulla trattativa

Secondo Luigi De Magistris, intervistato da Enrico Fierro per il Fatto Quotidiano, quello sulla trattativa Stato-mafia è “un processo che gli italiani non devono conoscere”. Il sindaco di Napoli definisce la trattativa - sulla quale è incorso un procedimento giudiziario aperto a Palermo contro pezzi ritenuti deviati delle istituzioni e alcuni esponenti della criminalità organizzata - come una “pagina nerissima della storia” italiana. E paragona l’inchiesta siciliana alle sue “inchieste bloccate” quando era pm in Calabria (Why not e Poseidone), tutte disseminate di “ostacoli, attacchi, isolamento e soprattutto di manine che lavorarono per affossare verità scomode”.

Il primo cittadino partenopeo prende atto che del processo sulla trattativa Stato-mafia non si parla sui mass media perché, accusa, “affronta il cuore delle responsabilità all’interno dello Stato”. E, a questo proposito, conia la definizione di Sistema per descrivere “quei soggetti politici ed istituzionali che trattarono con Cosa Nostra”.

Un Sistema ben strutturato che vuole impedire a tutti i costi che “si arrivi alla verità”.

Il Sistema secondo De Magistris

Secondo De Magistris la prima ricostruzione della natura occulta del Sistema si è avuta all’inizio degli anni ‘80 del secolo scorso con l’inchiesta su Licio Gelli e sulla loggia massonica deviata chiamata P2, nei cui elenchi risultavano iscritti centinaia di ‘pezzi grossi’ delle istituzioni.

Un Sistema che, appunto, si fonderebbe su “una santa alleanza tra pezzi delle istituzioni, della grande finanza e della criminalità organizzata”. A questo proposito, il sindaco di Napoli riesuma la definizione di “convergenze parallele” coniata durante gli anni di piombo.

Chi sono i membri del Sistema?

Sollecitato dall’intervistatore a chiarire chi farebbe parte del cosiddetto Sistema, De Magistris non si tira indietro, parlando degli “stessi personaggi” che rispuntano in occasioni diverse al fine di “ostacolare il corso della giustizia”. Due di queste persone sarebbero l’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino. Intervenuti, accusa De Magistris, non solo per intorbidire le acque del processo sulla trattativa Stato-mafia, ma anche contro le sue “delicatissime” inchieste calabresi “che toccavano il cuore del Sistema e i rapporti tra pezzi della politica, massoneria deviata e ‘ndrangheta”.

Inchieste “massacrate” anche per colpa di quello che definisce “il team Mancino-Napolitano”. Un Sistema, prosegue l’ex magistrato, rimessosi all’opera anche in occasione della recente inchiesta Consip, che coinvolge molti membri del Giglio Magico renziano, compreso il padre del segretario Pd.

‘Mafia entrata nel cuore dello Stato dopo le stragi’

Un’altra conclusione durissima a cui Luigi De Magistris giunge è che, dopo le stragi Falcone e Borsellino del 1992 e gli attentati del 1993, la mafia sarebbe “entrata nel cuore dello Stato, ne ha preso le sembianze diventando un’altra cosa”. E tutto, aggiunge, per colpa della trattativa Stato-mafia che avrebbe “svolto un ruolo essenziale”. Secondo De Magistris la “questione morale” non è sentita dalle istituzioni perché ormai “le mafie sono penetrate nel midollo dello Stato”.