Era partito, come accade molto spesso al giorno d'oggi, con una semplice conversazione: due giovani (lei di Palma Campania e lui del Napoletano), un social network e molte parole scambiate per arrivare dritti dritti a certi punti carnali. E come il recente fatto di cronaca di Acerra, il copione è grossomodo lo stesso: il maggiorenne minaccia la ragazzina di diffondere un video erotico in cui li vede entrambi protagonisti nell'atto sessuale e la costringe a inviargli con costanza materiale pornografico per suo uso personale. Lei, che comincia a chiudersi in se stessa, accetta e cambia atteggiamento nei confronti del mondo.

Ma i genitori, preoccupati del repentino ribaltamento d'umore della figlia, cominciano a indagare pian piano su cosa le stia succedendo.

14enne costretta a inviare foto e video 'hot' da un ragazzo maggiorenne

Scoprono in questo modo che la 14enne aveva cominciato una relazione con un ragazzo più grande di lei e conosciuto sul web. Dopo mesi di frequentazione, erano giunti al rapporto completo, ma uno diquesti era stato filmato dal soggetto in questione. Che da quel momento aveva deciso di ricattarla: doveva soddisfare le sue richieste, altrimenti il video sarebbe finito in rete.

I genitori, inutile dirlo, denunciano tutto ai carabinieri. Durante il periodo della denuncia e dell'arresto, però, viene fuori anche che il video usato come oggetto del ricatto era stato diffuso ugualmente e contro la volontà della giovane.

Così, oltre che per reato di estorsione, il maggiorenne è stato condannato anche per distribuzione di materiale pedopornografico sul web. In questi giorni, è stato arrestato e tradotto nel carcere di Poggioreale.

Una vicenda che fa riflettere

Il fenomeno del ricatto attraverso foto o video compromettenti rappresentano una sottile linea rossa tra il detto e il non detto che si riscontra nel reale con chiunque.

Sui social network, dietro una tastiera e fisicamente al sicuro e senza contatti col mondo esterno, ci si sente onnipotenti e in grado di svolgere qualsiasi cosa. Proprio perché manca un contatto diretto con la persona con la quale ci rivolgiamo. Tuttavia, come nel recente caso di cronaca che vede coinvolto un professore, una 15enne e la diffusione di materiale pornografico, quel velo 'social' viene squarciato, facendo uscire fuori parti del carattere e della mentalità di una persona che, in altri contesti, non sarebbero sorti.