Sabato si è spenta Patrizia Cocco, 49 anni, titolare di un'agenzia di viaggi finchè la malattia le ha concesso di lavorare. Ma non si tratta di una morte qualsiasi. Siamo di fronte al primo caso di morte assistita nel nostro Paese. Per la prima volta, da quando il biotestamento è diventato legge, si assiste ad un caso in Italia.

Stanca di lottare

Patrizia nei prossimi giorni avrebbe compiuto 50 anni ma ha detto basta. Era stanca di combattere contro quel male che la affliggeva ormai da troppo tempo. Era insopportabile e non le consentiva di condurre una vita normale.

Patrizia era malata di Sla dal 2012: sei interminabili anni in cui piano piano ha dovuto rinunciare alla sua quotidianità per concentrarsi unicamente su quella che dall'ex calciatore Stefano Borgonovo (anche lui vittima di Sla) è stata chiamata "La bastarda".

Patrizia ha deciso di smettere di lottare e ha deciso di fare affidamento al biotestamento. La donna ha potuto contare su un equipe di medici che per quattro volte l'hanno sentita testimoniare di voler interrompere la sua lotta. Patrizia era tenuta in vita da un sistema di ventilazione meccanica e quindi poteva avvalersi della possibilità di interrompere le cure. Sabato è morta nella sua casa a Nuoro e il suo è un gesto già storico, perchè si tratta del primissimo caso di morte assistita in Italia dopo l'ondata di polemiche che si sono susseguite dopo il caso di Dj Fabo, malato terminale che era stato accompagnato in Svizzera.

Marco Cappato, che si prese la responsabilità dell'atto, da molto tempo portava avanti la sua battaglia e per lui e per tutti coloro che soffrono quotidianamente a causa di malattie incurabili, l'evento di oggi è una conquista, una vera e propria rivoluzione.

L'avvocato di Patrizia Cocco ha definito la scelta della donna "unica e coraggiosa".

La nuova legge stabilisce che il malato non deve rivolgersi per forza ad un giudice ma permette ai medici di dare il via libera all'esecuzione del fatto, ovvero alla sospensione delle cure nei confronti del paziente. Si tratta di una legge, secondo l'avvocato Cocco, che tutela il diritto alla salute, alla dignità e all'autodeterminazione.

Tutto questo va chiaramente a vantaggio del malato, che finalmente è libero di poter scegliere da solo se liberarsi o meno da una malattia che lo rende prigioniero. Sono molti coloro che non reputano una vita in quelle condizioni degna di essere vissuta, e l'atto di coraggio di Patrizia potrebbe essere solo il primo di una lunga serie