Tutti sappiamo quanto successo qualche giorno a fa Macerata, dove un giovane italiano ha aperto il fuoco contro la comunità africana della città in nome di Pamela Mastropietro, brutalmente fatta a pezzi da - si crede - un uomo di origine nigeriane. Per la sinistra l'agguato di Traini deriva dalle parole di istigazione e odio pronunciate da Matteo Salvini e la Meloni nella loro campagna contro l'immigrazione, mentre per la destra, pur prendendo le distanze da Traini, quanto accaduto è attribuile al disagio sociale dovuto alla massiccia presenza di clandestini sul nostro territorio.
Antifascisti contro Salvini
Si definiscono antifascisti coloro che l'altro giorno hanno appeso uno striscione decisamente allarmante e intimidatorio nei confronti di Matteo Salvini, segretario della Lega Nord. "Occhio Salvini, stavolta spariamo noi" recita lo striscione appeso in strada a Umbertide, Perugia; ma non è l'unico a rivolgersi a lui, un altro lenzuolo appeso in Liguria recita invece "La mente di Salvini, la mano di Traini". Il Carroccio da parte sua si mostra indignato ed esprime tutta la sua preoccupazione, non tanto per gli striscioni dei centri sociali quanto piuttosto per il silenzio degli altri partiti politici di sinistra che non ne hanno preso le distanze. "Chissà se questa volta il ministro Minniti sarà così celere nel trovare i responsabili come, puntualmente, accade quando ad essere minacciata è la Boldrini" dice la Lega, riferendosi all'operazione di polizia che ha portato a individuare rapidamente l'autore di un fotomontaggio con Laura Boldrini decapitata, diffuso su Facebook.
Lei però non è l'unica bersagliata sui social network, difatti qualche mese fa anche Salvini fu vittima di un fotomontaggio che lo ritraeva nell'auto dove fu ritrovato Aldo Moro, ucciso dalle Brigate rosse. Le intimidazioni a Salvini, in realtà, si protraggono da anni: nel 2014 a Torino spuntò un manichino appeso a testa in giù con la faccia di Salvini, nel 2015 gli antifascisti tentarono di bloccare un comizio di Salvini a Bologna sabotando la linea ferroviaria e nel 2016, sempre loro, hanno fatto irruzione in una libreria per strappare le copie del libro scritto da Salvini.
L'impunità dei responsabili
Nonostante tutti questi attacchi alla persona e al partito che Salvini rappresenta finora è stato individuata soltanto una persona, responsabile di aver imbrattato le vetrine della sede del Carroccio. Nel Dicembre 2017 però, il Pm ne chiede l'archiviazione per "tenuità del gesto".