Dopo il caso di Yara e quello di Sara Scazzi, anche la tragedia del piccolo loris Stival, dopo tre anni dalla sua morte, diventerà ben presto un libro che sarà pubblicato a breve. Stavolta, però, la voce narrante sarà quella del padre del piccolo ucciso a Santa Croce Camerina, Davide Stival. La forte attenzione mediatica sul caso, infatti, ha spinto lo stesso genitore, insieme al giornalista della trasmissione televisiva Quarto Grado, Simone Toscano, e al suo legale Daniele Scrofani, a dare una propria versione dei fatti e a raccontare come la moglie, Veronica Panarello, tutt’ora unica indagata per l’omicidio di Loris, e condannata in primo grado a 30 anni di carcere, abbia rovinato la vita non solo a lui, ma anche al figlio più piccolo, Diego.

Il libro infatti ripercorre non solo le fasi della vicenda, ma anche quello che è avvenuto dopo nella vita dei due uomini, fino alla decisione del tribunale di togliere a Veronica la patria potestà sul figlio minore e il diritto a ricevere sue notizie o a poter comunicare con lui.

'Papa com'è morto Loris?'

A suscitare maggiore commozione nel racconto è il momento in cui il piccolo Diego ha voluto sapere cosa fosse successo quella tremenda mattina di tre anni addietro: “Papà perché Loris non c’è più? chi è stato ad ucciderlo?”, questa la domanda a cui papà Davide ha dovuto dare una risposta, quanto più sincera e veritiera possibile, ha spiegato. Così ha risposto Davide: “I poliziotti hanno iniziato a cercare tuo fratello quando non si trovava più.

Hanno controllato video e filmati e hanno scoperto che la mamma non lo avevo accompagnato a scuola ma erano tornati insieme a casa. I poliziotti hanno quindi capito, che, probabilmente è stata proprio lei a fargli del male, e per questo l’hanno portata via”.

Il disegno per la festa della mamma

Una verità davvero tremenda, ma che non è stata tenuta nascosta al piccolo.

La sua reazione? Secondo la ricostruzione del padre, Diego non avrebbe detto nulla, avrebbe solo annuito e non avrebbe più parlato per l’intera giornata. Non si è messo a piangere il bambino, non ha rivelato nessuna emozione in effetti. Non abbiamo più ripreso l’argomento da allora né gli ho più parlato della madre né in maniera positiva né negativa, nonostante qualcosa l’abbia sentita dai media”.

Poi Davide continua: “Sembrava quasi che la cosa non l’avesse scosso quanto mi sarei aspettato invece mi sono dovuto ricredere qualche giorno dopo. In occasione della seconda domenica di maggio, ovvero la festa della mamma, ai bambini è stato chiesto di fare un disegno e Diego ha disegnato una donna tutta nera con un coltello in mano e poi un bambino a terra in una pozza di sangue. Nero e rosso i colori che più dominavano questo piccolo quadro che rappresentava tutta la disperazione del bambino”.

“A Diego non manca nulla - racconta ancora Davide Stival - penso io a mio figlio e cerco di dargli tutto ciò di cui necessita. Siamo rimasti solo noi due, Veronica ci ha uccisi tutti quel giorno, compresa se stessa, ma noi piano piano ci stiamo risollevando anche se nulla potrà mai essere come prima e certe ferite non si rimargineranno mai”.