Qualcuno la chiama rivoluzione. E di sicuro, almeno in parte, lo è. Da qualche settimana le donne iraniane hanno deciso di uscire di casa, di riversarsi nelle piazze e nelle strade di Teheran e di altre città minori. Tutte con un unico fine: reclamare i propri diritti riguardo al divorzio, alla tutela dei bambini, alle questione ereditarie, ma più in generale all'equiparazione con il genere maschile.

La protesta

Per raggiungere questi fini, le donne si sono servite di un mezzo, e di un gesto, silenziosi. Quello di togliersi il velo, davanti a tutti, nelle città.

Salgono sui cubi di cemento delle centraline, sui muretti, sui bidoni della spazzatura, si posizionano nelle piazze, in mezzo alle strade o sui marciapiedi, e stanno ferme anche per ore. Qualcuna sventola la bandiera che si muove nell'aria, con il vento, insieme ai capelli sciolti. Altre non si spingono a tanto. Si limitano a uscire, a protestare silenziosamente, senza levarsi il chador. Ma il messaggio che vogliono lanciare è sempre lo stesso: "Non siamo contro il velo, ma contro l'obbligo che ci induce a portarlo".

Vogliono la libertà di decidere se mostrare i capelli in pubblico oppure no. Senza alcun dovere che provenga dall'esterno, dalla società maschile e maschilista ."Le mie mani tremavano.

Ero agitata ma allo stesso tempo mi sentivo potente. Ed orgogliosa, mi sentivo orgogliosa", ha raccontato una donna di 28 anni al New York Times, "mi sono tolta il velo perché sono stanca che il nostro governo mi dica cosa fare con il mio corpo". Ha preso questa decisione dopo aver appreso della protesta dai social network.

Le sanzioni

Chi si mostra senza il velo e porta avanti la protesta rischia di essere arrestata. Due mesi di carcere e venti euro di multa. La prima a cominciare la protesta è stata Vida Movahed. Alla fine di dicembre è stata arrestata e il suo avvocato, l'attivista Nasrin Sotoudeh, ha comunicato su Facebook che la sua assistita è stata liberata solo 3 giorni fa.

Il gesto di Vida ha subito contagiato le altre donne. Dopo di lei, Nargues Hosseini è salita su un blocco di cemento e si è tolta il velo, è rimasta ferma dieci minuti, il tempo necessario per farsi fotografare e per provocare l'arrivo delle forze dell'ordine e il suo conseguente arresto.

I social network

Ormai nel mondo non esiste protesta che non sia veicolata, sostenuta o per lo meno raccontata dalle piattaforme social. Proprio attraverso internet queste donne si sono rese conto di non essere sole e hanno avuto il coraggio di comunicare tra loro, di ritrovarsi insieme, di agire allo stesso modo. Uno dei profili Instagram più seguiti e aggiornati riguardo a questa rivoluzione silenziosa è quello di Masih Alinejad, che sotto una foto pubblicata ieri, scrive: "Abbiamo combattuto l'hijab per anni. (...) La vera lotta deve essere appresa dalle donne coraggiose all'interno dell'Iran, e le #ragazzerivoluzionarie rianimate in tutto il mondo."