L’accusa era pesantissima: Francesco e Pietro Tolu, padre e figlio di 71 e 33 anni, originari di Orune ma da tempo residenti a Ploaghe, erano stati arrestati sei anni fa dai Carabinieri perché accusati di aver picchiato a colpi di spranga la fidanzata del figlio (e fratello) maggiore Antonio, dopo averla inseguita a bordo della loro auto e minacciata di morte. Ieri – dopo anni – il giudice del Tribunale di Sassari, Silvia Guareschi, ha condannato Pietro Tolu ad un anno di reclusione mentre il padre Francesco a otto mesi. Secondo l’accusa i due non accettavano la relazione tra il giovane e la donna e così – nonostante i tanti e pesanti avvertimenti ai due – al tempo avevano deciso di passare ai fatti, dando secondo loro una bella lezione alla povera fidanzata.

Che – intimorita e spaventata – aveva addirittura rinunciato a denunciarli, per paura di ulteriori ritorsioni e aveva addirittura evitato di andare al Pronto Soccorso per paura di essere scoperta: i medici vedendo i lividi si sarebbero sicuramente insospettiti.

La denuncia del fidanzato

Nonostante tutto però il suo fidanzato, Antonio (fratello maggiore dell’arrestato), aveva deciso che il padre e il fratello non avrebbero dovuto passarla liscia, quindi era andato dai Carabinieri e aveva raccontato tutto. Da questa denuncia erano partite le indagini dei militari della stazione di Nulvi che avevano appunto arrestato Pietro e Francesco Tolu per violenza privata e minacce. Ieri mattina – a distanza di sei anni – la condanna del Tribunale.

La famiglia Tolu è originaria di Orune ma da tanto tempo si era trasferita a Ploaghe dove erano conosciuti come dei grandi lavoratori. I tre infatti lavoravano in un ovile a “Su Sassittu”, vicino a Chiaramonti e proprio qui sarebbero nati i diverbi tra i familiari sempre a causa della relazione di Antonio, il maggiore, con una donna più grande di lui di dieci anni.

Minacce pesanti

Un rapporto che padre e figlio minore non vedevano di buon occhio al punto che – secondo quanto accertato dai Carabinieri – erano addirittura arrivati a minacce pesanti nei confronti della fidanzata: “Se parli con i Carabinieri e non lasci in pace Antonio ti spariamo, stai attenta”, avrebbero detto più volte alla donna che ha raccontato tutto all’allora fidanzato.

Ed è stato proprio lui – sconvolto dalle parole della ragazza – a insistere nel raccontare la storia ai militari. Ma la donna – per paura – non aveva avuto il coraggio e allora il figlio fu costretto a denunciare il padre e il fratello. Fortunatamente la denuncia – qualche giorno più tardi – fu confermata dalla fidanzata ai Carabinieri di Nulvi che inviarono un rapporto dettagliato dell’accaduto alla procura della Repubblica di Sassari. E proprio dagli uffici del palazzo di giustizia che il pubblico ministero Paolo Piras aveva chiesto al gip l’arresto dei due uomini che appunto erano finiti in carcere. Durante il processo padre e figlio avevano negato tutto, dicendo che la donna si fosse inventata la storia sia delle botte che delle minacce. Ma nonostante tutto – dopo anni di attesa – il giudice monocratico Silvia Guareschi ha creduto alla parole della donna e ha condannato i due imputati.