Sul web e sui giornali si leggono spesso notizie riguardo cani morti avvelenati. L’ultima arriva da Iseo (BS), dove è stata avvelenata una cagnolina circa quindici giorni fa.

A colpire è l’indignazione dei cittadini, i quali hanno appeso dei cartelli con scritto “Iseo, il paese dei cani ammazzati”. Questa azione di estremizzazione è data dai numerosi episodi di morte per avvelenamento. I cittadini sono stanchi di queste immoralità ingiustificate, infatti nel bresciano l’allarme per i bocconi avvelenati è particolarmente alto.

I proprietari che hanno subito ciò sono profondamente turbati.

Dichiarano che è stato come perdere un membro della famiglia. È impossibile non credergli, dato che l’amore di un animale per il padrone è sempre puro e incondizionato.

L’indignazione per gli avvelenamenti: le norme che tutelano gli animali

Il comune di Iseo ha promesso più controlli e consentirà l’accesso ai parchi coi cani solo se saranno al guinzaglio. È in progetto la realizzazione di un’area per cani nella zona “ex Irbie”: si trova nei pressi del centro sportivo e sarà a breve riqualificata, al fine di dare ai cani un posto dove correre liberi senza pericolo.

A seguito della legge n° 189/04 del 2004, il maltrattamento degli animali da violazione diventa delitto: ciò comporta la reclusione o una multa parecchio salata per i trasgressori.

Grazie a questa legge gli animali sono trattati come esseri umani capaci di soffrire e patire il dolore. Uccidere un cane o un gatto appositamente fa del malfattore una bestia crudele. Infatti il reato che comporta l’assassinio intenzionale di un animale senza motivo è chiamato “animalicidio” ed è punito con la reclusione dai 3 ai 18 mesi.

Nel 2007 il ministro degli interni ha firmato un decreto di coordinamento delle forze della polizia al fine di reprimere e prevenire i maltrattamenti degli animali. Ciò comporta una grande sensibilizzazione sull’argomento, in quanto ci si è interessati a proteggere queste creature.

I filosofi e gli animali

Parecchi sono i difensori degli animali, e tra essi ci sono anche dei filosofi.

Tra i filosofi antichi, Platone, Pitagora, Empedocle e Porfirio hanno sempre raccomandato di non mangiare animali: si rifiutarono di sacrificarli agli dei e promossero una dieta vegetariana, proclamando il rispetto della vita. Sostennero la necessità di rispettare le norme della giustizia anche nei confronti degli animali. Empedocle narrò che la fine dell’uccisione degli animali avrebbe potuto essere l’inizio di una nuova civiltà. Plutarco osservò che la debolezza degli animali rende ancora più spregevole l’ingiustizia verso essi.

Tra i filosofi moderni, Schopenhauer capì quanto amore può dare un cane: chiamò il suo Atma, che significa in sanscrito “anima del mondo”. Secondo il filosofo “chi non ha mai posseduto un cane non sa cosa significa essere amato”: Schopenhauer amava la trasparenza del suo barboncino, in quanto lo considerava al di fuori del velo di Maya che impedisce agli uomini la contemplazione della realtà così com’è.

Quando si sentono certe notizie è inevitabile pensare che a volte l’uomo sia più bestia dell’animale: infatti Schopenhauer quando il suo cane lo irritava, lo insultava con la parola “mensh”, che in tedesco significa “umano”.