A Modena, si è concluso il processo che vedeva indagati la madre di un bambino di quasi quattro anni, morto in seguito alle percosse ricevute, e il suo compagno. L'accusa era di omicidio preterintenzionale per la donna che, patteggiando, è riuscita ad ottenere una pena di cinque anni. Per l'uomo, invece, la condanna è stata di quasi due anni per omissione di soccorso. Il compagno, inizialmente, si era assunto la responsabilità dell’omicidio, ma questo ha comportato un aumento della sua pena, quando alla fine si è scoperta la verità dei fatti. Infatti è stata la madre ad uccidere il proprio figlio.

Gli avvenimenti di questo genere sono quelli che rimangono maggiormente impressi nella mente di tutti, sia perché la vittima è un bambino, sia perché la carnefice è la madre, che per istinto naturale dovrebbe proteggerlo, e non togliergli la vita.

Molti non riescono a capacitarsene o a capire cosa spinga una madre a compiere un atto così estremo. La donna coinvolta nella vicenda accaduta a Modena ha giustificato il suo gesto, dicendo che la sua intenzione non era quella di uccidere il figlio, bensì di picchiarlo, non immaginando che le percosse avrebbero portato ad un esito così drammatico: voleva solo che smettesse di comportarsi male. La donna sarebbe tornata a casa stanca, e avrebbe sentito il suo compagno lamentarsi di lei e del bimbo, perdendo così la pazienza e alzando le mani sul piccolo.

Il bambino, però, non è morto sul momento, ma in seguito ai danni che i colpi subiti avevano causato al suo organismo. Quando ha visto che il bimbo cominciava a non sentirsi bene, la madre lo ha portato all'ospedale, pensando che si trattasse di problemi gastrointestinali. L'intervento dei medici è stato vano: il piccolo è morto.

È stata necessaria l'autopsia per rivelare la causa del decesso: le percosse inferte hanno danneggiato l'intestino della vittima, rompendo il mesentere e provocando un'infezione. La presenza di un osso rotto e di altri segni che evidenziavano possibili violenze subite hanno destato dei sospetti, facendo sì che venisse aperta un'indagine.

Nonostante il primo marzo questo processo si sia concluso, nella mente di molti rimane ancora una domanda di carattere generale senza risposta: perché una madre arriva ad uccidere il proprio figlio?

Cosa si nasconde dietro il figlicidio?

Nonostante i profili delle madri che commettono un figlicidio siano più di uno, si è cercato lo stesso di tracciare un quadro generale. La donna che arriva ad uccidere il proprio bambino, solitamente ha un'età compresa tra i venti ed i trent'anni, un QI spesso basso, di solito è impegnata sentimentalmente e si trova in una condizione finanziaria difficile. Alle spalle di queste madri, poi, non è raro trovare storie di abusi. La mamma coinvolta nella vicenda di Modena aveva ventisette anni al momento dell'omicidio e viveva una situazione complessa: era costretta, per esigenze economiche, a lavorare come donna delle pulizie, mentre il compagno era stato coinvolto in un'indagine sulla prostituzione.

Lei stessa, infine, era un'ex lucciola: una condizione passata che difficilmente l'avrà esentata dal subire violenze.

Delle tipologie di madri che uccidono il loro figlio, la 27enne moldava rientra in coloro che commettono quest'atto accidentalmente: i bimbi muoiono per disattenzione o per un'eccessiva violenza, perpetrata in risposta a pianti e lamentele. Spesso sono state picchiate a loro volta quand'erano piccole, finendo così per immedesimarsi nella loro stessa madre, riflettendone i comportamenti. Le altre tipologie comprendono:

  • Le madri che pongono fine alla vita del loro piccolo per liberarlo da un dolore o da una malattia che può esistere come non esistere (spesso ricorrendo ad un uso eccessivo e non giustificato di medicinali), oppure per impedirgli di soffrire nella vita in generale. Queste donne, però, possono anche vedere nel figlio malato un peso di cui liberarsi;
  • Le madri che soffrono di malattie mentali, come la schizofrenia;
  • Le madri che hanno portato a termine una gravidanza non desiderata e che per questo motivo hanno un rapporto conflittuale con il proprio figlio, che diventa al tempo stesso incarnazione e causa di tutte le frustrazioni che la donna vive. Alle loro spalle possono avere un passato di abusi di sostanze stupefacenti;
  • Le madri che uccidono il bambino per punire il marito o il compagno, per causargli così un forte dolore. Queste donne, solitamente, instaurano rapporti malsani, sono bellicose e hanno trascorsi di malattie mentali.

C'è un modo per prevenire il figlicidio?

Per quanto ci sia ancora molto su cui lavorare, alcune soluzioni trovate per evitare tragedie del genere rimandano ad una maggiore cura e attenzione nel seguire le madri dopo la gravidanza, soprattutto quelle che vanno incontro alla depressione, e la creazione di gruppi di sostegno, nonché di gruppi che aiutino i genitori nella crescita dei figli.