L’ex presidente francese, Nicolas sarkozy, da questa mattina è tenuto in stato di fermo e messo sotto interrogatorio dalla polizia di Nanterre. L’accusa, gravissima, è quella di aver ricevuto finanziamenti illeciti dalla Libia per la sua campagna elettorale del 2007, quando a regnare incontrastato sul paese africano era ancora il raìs Muhammar Gheddafi. L’inchiesta sui presunti fondi neri al partito Ump era stata aperta già dal 2013, ma è la prima volta che Sarkozy, che finora ha sempre negato ogni addebito, viene ascoltato in merito alla vicenda.

La notizia del fermo del marito di Carla Bruni rilancia anche i sospetti di chi ha sempre sospettato che dietro all’aggressione contro la libia, avvenuta nel 2011, ci fossero interessi poco chiari e, come scrive il quotidiano Libero, addirittura motivi “personali da parte dell’improvvido Sarkò”.

I particolari dell’inchiesta contro Sarkozy

L’inchiesta sui presunti finanziamenti illeciti rischia di rovinare la carriera e la reputazione del ventitreesimo presidente della Repubblica francese, in carica dal 16 maggio 2007 al 15 maggio 2012. Nicolas Sarkozy, al momento posto in stato di fermo e sotto interrogatorio, dovrà chiarire la provenienza di un discreto gruzzolo di milioni di euro, utilizzati proprio per la campagna elettorale presidenziale del 2007.

Come detto, l’inchiesta è aperta già dal 2013, ma la svolta delle ultime ore potrebbe portare ad una sua decisiva accelerazione. Contro la parola di Sarkozy, che si dichiara innocente ed estraneo alle accuse, ci sono però le dichiarazioni di diversi protagonisti della vicenda. In primo luogo un certo Ziad Takieddine ch nel novembre 2016 ha affermato di aver portato una borsa piena di 5 milioni di euro in contanti da Tripoli a Parigi tra fine 2006 e inizio 2007, per consegnarli all’allora ministro dell’Interno Sarkozy.

Parole che confermano le precedenti dichiarazioni di Abdallah Senoussi, ex direttore dei servizi segreti militari di Gheddafi, e anche quelle di Choukri Ghanem, ex ministro del petrolio in Libia. Sullo sfondo delle indagini anche la figura della donna più ricca di Francia, Liliane Bettencourt, e il precedente rinvio a giudizio di Sarkozy nel 2017, sempre per presunti fondi neri, questa volta nella campagna elettorale del 2012.

L’attacco alla Libia del 2011

Il fermo dell’ex inquilino dell’Eliseo riapre inevitabilmente la ferita della guerra di aggressione alla Libia, compiuta nel 2011 proprio su input della Francia che, oltre al rovesciamento e alla morte violenta di Gheddafi, ha portato il caos nel Mediterraneo, con la conseguente crisi umanitaria e sociale degli sbarchi di migranti provenienti da una Libia ormai consegnata all’anarchia. Che dietro il rovesciamento del regime del colonnello Gheddafi ci fossero affari sporchi e interessi inconfessabili era fuori di dubbio, ma il fatto che anche il presidente francese Nicolas Sarkozy, allora ‘commander in chief’, possa essere direttamente coinvolto, getta nuove ombre sulle motivazioni che hanno portato la coalizione formata da 19 paesi Nato (con in testa Usa, Gran Bretagna e Francia) a bombardare il paese africano dal 19 marzo al 31 ottobre 2011, fino all’avvenuta morte di Gheddafi.