Come si può morire a soli 17 anni perché non ci si sente accettati dal 'gruppo'? L'ultima storia è quella di Michele Ruffino, giovane di 17 anni di Alpignano (nel torinese) che pochi giorni fa (il 23 febbraio) si è tolto la vita per le prese in giro e gli scherzi che era costretto a subire dai suoi coetanei.

La decisione di porre fine alle sofferenze

Come racconta la mamma, Michele era un ragazzo nato sano ma che ha cominciato ad avere problemi agli arti (braccia e gambe) a soli sei mesi. Faticava a muoversi e, per questo, era spesso vittima di scherzi e prese in giro da quei ragazzi che, in quanto coetanei, avrebbero dovuto fargli dimenticare la sua malattia ed integrarlo nel gruppo per farlo sentire uno di loro.

Così non è stato e Michele, ragazzo sensibile che sfogava le sue amarezze in bigliettini e messaggi, ha deciso di porre fine a una vita di continue vessazioni e prese in giro buttandosi da un ponte di Alpignano.

Michele voleva solo una vita normale: una ragazza, delle amicizie, un migliore amico ed invece ha trovato solo cattiveria. Il suo sogno era diventare pasticcere ma aveva anche tante altre passioni come il nuoto, la palestra o caricare video su youtube.

I messaggi e le parole di Michele

Michele amava raccontare i suoi sentimenti e il senso di cattiveria che percepiva sulla sua pelle: lo faceva su fogliettini di carta o virtualmente su cellulare o computer.

Michele non aveva problemi a raccontare della sua malattia che, come spiegava lui stesso in uno dei suoi messaggi, lo portava ad avere difficoltà a reggersi in piedi fino a qualche anno prima.

In una delle ultime lettere (scritte poco prima di suicidarsi) Michele parla di sé e di come vorrebbe essere visto dagli altri: racconta di quanto vorrebbe che qualcuno gli parlasse dandogli rassicurazioni invece di sentirsi tremendamente solo, di quanto cerchi di far sorridere gli altri che, invece, non si rendono conto che è lui il primo che vorrebbe scacciare le lacrime e riuscire a sorridere.

Una lettera densa di emozioni e racconti e, forse, Michele sapeva che sarebbe stata l'ultima. Ci sono i racconti delle continue prese in giro e dei tagli nelle braccia per farsi notare, degli insulti e degli sputi nella palestra delle scuole medie.

Le parole di J-Ax

J-Ax, uno dei più noti rapper italiani, non ha mai fatto mistero di quanto l'argomento bullismo sia doloroso e presente nella sua vita.

Proprio poco tempo fa in una sua canzone ("Devi morire"), J- Ax aveva raccontato la sua adolescenza e le prese in giro che ancora oggi fanno male.

Il rapper, in un lungo post di Facebook, esprime il suo dolore per la morte di Michele e sottolinea quanto sia assurdo morire di bullismo e il fatto che gli adulti non ascoltino e siano poco empatici nei confronti dei più giovani. "Ci sono passato anche io e se l’avessi data vinta mi sarei perso tutto il resto della vita" conclude J-Ax.