Lavinia Flavia Cassaro è il nome della docente manifestante nel corteo contro CasaPound. “Vigliacchi, dovete morire, fascisti”, queste sono state le parole che hanno attirato l’attenzione della procura di Torino, della Ministra Fedeli e dell’Ufficio Scolastico del Piemonte. “Sana rabbia” definisce l’insegnate il suo inveire contro i poliziotti che si trovavano alla manifestazione.

L’accusa che la maestra elementare attribuisce alle forze dell’ordine del torinese è che essi difendono il sistema fascista italiano, questa sarebbe anche la motivazione per la quale un giorno la stessa Cassaro potrebbe trovarsi a combatte con un’arma in mano contro tali individui.

"Non mi vergogno della sana rabbia, è la mia etica che m’impedisce di stare ferma a guardare lo sfacelo culturale ed umano che cresce smisuratamente intorno a me", queste sono le parole in risposta alle accuse che l’insegnante ha prontamente pubblicato sui social.

Le istituzioni indagano

La ministra dell’istruzione, Valeria Fedeli, ha avviato nell’immediato un procedimento disciplinare ritenendo inaccettabile il comportamento dell’insegnate contro le forze dell’ordine italiane che ogni giorno svolgono un’attività indispensabile per i cittadini. Il Miur, sensibile a tale situazione, non appena ricevuta notizia dell’accaduto, attraverso l’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte, ha analizzato “il fascicolo Cassaro” avviando in data 28 febbraio un provvedimento disciplinare.

Più grave offendere o maltrattare?

Curiosità è che, nonostante nella scuola materna in cui insegnava la docente in questione, alcuni genitori della classe seconda B, avrebbero chiesto colloqui con il preside per la violenta ed inappropriata condotta della Cassaro, tali provvedimenti non siano stati presi in precedenza. La decisione del preside sarebbe stata solo l’affidamento alla maestra di bambini di una fascia di età superiore.

A testimonianza del suo indecente comportamento ed approccio con i minori vi è anche la testimonianza di una madre che avrebbe raccontato le grida e le lamentele dei bambini che sentiva, quotidianamente, suo figlio dal piano superiore dell’Istituto Leonardo Da Vinci di Torino.

Ad incuriosite gli italiani di questa vicenda è che tali provvedimenti sono stati presi solo dopo che Lavinia Cassaro ha dato spettacolo nelle piazze.

Ad attirare l’attenzione delle istituzioni competenti, a partire dal preside dall’istituto, dovrebbero essere state in primo luogo le lamentele dei minori e dei rispettivi genitori ed in secondo luogo il suo “curriculum comportamentale” pieno di espedienti che testimoniavano la sua facilità nel “perdere la pazienza”.

Il futuro di Lavinia Flavia Cassaro non è ancora stato stabilito, si aspetta la sentenza.