È stato appena svelato dall’associazione Mater onlus di don Fortunato Di Noto un nuovo dossier contenente un ultimo scandalo riguardante preti e pedofilia. Non c’è ancora niente di ufficiale, anche se la denuncia è già stata inoltrata alla diocesi di appartenenza dei preti e alle autorità competenti che dovranno verificarne l’attendibilità. Sarebbero state trovate anche delle chat Facebook, dove comparirebbero i nomi dei sacerdoti, in cui si combinavano incontri hot con giovani uomini. Queste storie non sono nuove, anzi sembrano sempre di più i casi in cui membri della chiesa e non solo sono colti nell’adescare piccole anime per le loro voglie perverse; ma cosa ci può essere esattamente dietro a tali comportamenti?
Preti e bambini
Tutti almeno una volta si saranno chiesti perché i preti siano così predisposti ad adottare comportamenti di pedofilia.
Questo terribile reato è un fenomeno abbastanza complesso, in cui cause certe non se ne possono ancora trovare, anche se si possono avanzare attendibili teorie. Per quanto riguarda il rapporto della pedofilia all’interno delle chiese è sicuramente erroneo attribuirlo al celibato forzato, perché altrimenti si dovrebbero vedere comportamenti simili anche in altre situazioni analoghe o comunque non si spiegherebbe la pulsione sessuale verso i bambini, in quanto se la condizione di celibato fosse davvero insopportabile per il prete non si capisce perché non possa optare per un ripiego in un normale rapporto eterosessuale. Un pedofilo non è un completo adulto, anzi si pensa che abbia a livello inconscio una regressione dell’oggetto sessuale in cui cerca simbolicamente la sua stessa infanzia; nei preti questa mancanza di maturazione potrebbe essere fatta risalire all’esperienza del seminario.
Questa teoria è confermata anche dalla media dell’età delle vittime, che si aggira intorno ai 8 e 12 anni; va notata anche la caratteristica omosessuale di molti rapporti, a confermare i conflitti interiori dei preti riguardo al loro sé e alla loro identità.
Nella mente del pedofilo
Per quanto riguarda il comportamento del pedofilo, come principio di base abbiamo una normalissima pulsione sessuale che viene organizzata orienta dall’Io in base alle proprie fantasie sessuali; ed è a questo punto che ci si rende conto di essere dei pedofili, quando appunto l’oggetto sessuale desiderato è un bambino.
Dopo essere diventato consapevole della propria natura, si passa alle considerazioni dei pro e dei contro nel procedere all’atto. Questo processo viene definito significazione, ossia l’attribuzione di significato alla realtà, e precede sempre l’azione tenendo in considerazione i fattori che costituiscono il cosiddetto criminal decision making: la paura di essere scoperti, la stima dei rischi di venire beccati, la paura della sensazione penale e sociale, l’eventuale compassione per la vittima e gli eventuali sensi di colpa.
A questo punto, in base alle considerazioni fatte, il soggetto deciderà se attuare il proprio comportamento o meno: quindi se passare all’abuso della vittima o se tenere il tutto solo a livello di fantasie intrapsichiche. Quest’analisi mette bene in luce il ruolo della responsabilità in questo tipo di crimine; infatti l’aggressore, prima di mettersi all’azione, trascorre un lungo periodo di meditazione e di valutazione. Siamo quindi difronte a individui che non sono colti da momentanee crisi o altro, ma soggetti che valutano lucidamente cosa stanno facendo sia prima che durante l’esecuzione dell’atto.