Sorridente, fiera e forte. Ecco quel che viene in mente a guardare i video e le foto che ritraggono Marielle Franco. Giovane Brasiliana morta a 38 anni con 9 proiettili in corpo.

Ma partiamo dall’inizio. Marielle nasce a Maré il 27 luglio del 1979. Maré è una delle più grandi e numerose favelas di Rio de Janeiro, si trova al nord ed è abitata da circa 130 mila abitanti. Da un luogo di povertà, emarginazione e violenza parte per arrivare alla Pontifícia Università Cattolica di Rio de Janeiro (PUC-Rio) dove si laurea in Scienze sociali e prosegue conseguendo un master in Pubblica amministrazione presso l’Università Federale Fluminense.

Dopo aver sostenuto nel 2006 la candidatura di Marcelo Freixo all’Assemblea legislativa dello Stato di Rio de Janeiro e negli anni aver ricoperto il ruolo di coordinatrice della Commissione per la difesa dei diritti umani, nel 2016 viene eletta come consigliera della Câmara Municipal do Rio de Janeiro ossia l’organo legislativo della città, con la “Mudar Coalition” formata dal partito socialista e libertà (PSOL) e dal Partito Comunista Brasiliano (PCB) ottenendo 46.502 voti. Marielle si è distinta per la sua forte attività nel campo dei diritti umani, sopratutto nella difesa delle donne nere e di tutta la comunità di LGBT ossia Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender.

Marielle contro il presidente Temer

Da tempo Marielle criticava a gran voce la scelta del presidente Michel Temer di militarizzare le forze di polizia di Rio de Janeiro per contrastare la criminalità dilagante nelle favelas e il narcotraffico. La richiesta, urlata senza paura, è sempre stata quella di interrompere la guerra all’interno delle favelas con più istruzione e più servizi, impedendo alle forze di polizia militare di perpetuare abusi e crimini nei confronti degli abitanti delle baraccopoli.

Senza mezzi termini aveva definito il 41° battaglione della polizia militare come il Battaglione della morte, accusandolo, il 12 marzo dell’uccisione di un giovane della periferia nord di Rio.

La sera del 14 marzo 2018, dopo un incontro pubblico sui diritti delle donne nere, Marielle si siede sul sedile posteriore di un auto, guidata dal suo autista Anderson Pedro Gomes, per rientrare a casa.

Due veicoli la seguono, poco dopo, alle 21.30, davanti ad un semaforo rosso nella trafficata rua Joaquim Palhares di Estácio, nel centro di Rio, un auto si affianca, tre uomini, forse quattro, scendono, sparanonumerosi colpi, 4 proiettili raggiungono Marielle alla testa, altri tre raggiungono la schiena del suo autista. Una vera e propria esecuzione.

È ancora presto per avere il nome dei colpevoli e forse, a giudicare dalle prime indiscrezioni in merito all’esame balistico, non si avranno mai. Secondo una fonte di TV Globo infatti, sembra che i proiettili calibro 9 usati per uccidere la giovane Marielle e il suo autista provengano da un quantitativo venduto dall’azienda CBC alla polizia federale di Brasilia nel dicembre del 2006.

Migliaia di persone sono scese in piazza in tutto il Brasile per chiedere giustizia, il giorno del suo funerale il prete non ha mancato di sottolineare che si tratta di “Mattanza di poveri, mattanza di neri, mattanza di chi lotta”. Marielle è morta perché era coraggiosa, Marielle è morta ma la sua voce continuerà rimbombare negli animi delle persone, Marielle è morta ma i suoi 46 mila elettori sono vivi, Marielle è morta ma è rimasta qui.