Un altro duro colpo per la ‘Ndrangheta. Nel pomeriggio di venerdì, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato Emanuele Cosentino, elemento di spicco della cosca Gallico attiva nella zona di Palmi e ricercato dal 2013, quando, sottrattosi a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa per associazione mafiosa ed estorsione aggravata da metodo mafioso, aveva cominciato una lunga latitanza, terminata a Saarbrücken, in Germania. Nel tempo, gli sviluppi processuali hanno condotto ad una condanna, confermata in Appello, a oltre sette anni di reclusione.

Cosentino è considerato un boss della ‘ndrangheta dopo l’arresto del cognato Domenico Nasso, al quale si era sostituito nella gestione delle attività estorsive, ricevendo da quest’ultimo le disposizioni che gli venivano comunicate tramite i familiari dal carcere. Era in sua vece che gestiva il giro delle estorsioni e che poi gli procureranno una condanna in appello, a cui si è sottratto sinora con la latitanza in Germania. A giugno del 2017, però, è stato destinatario di un mandato di arresto europeo, cui segue un’intensa attività di indagine della durata di dieci mesi e il coronamento dell’operazione con l’arresto del pomeriggio del 2 marzo a Saarbrücken, nella Saar. Cosentino è stato fermato mentre era alla guida di un’auto con targa tedesca.

Nella vettura c’era anche sua moglie, Laura Nasso, che di recente, insieme ai figli, aveva raggiunto il marito da Palmi, cittadina della provincia di Reggio Calabria. I due, muniti entrambi di documenti identificativi dalle false generalità, non hanno opposto resistenza, né erano in possesso di armi.

I militari sono riusciti a rintracciare Cosentino studiando i comportamenti dei familiari per cogliere elementi utili a ricostruire e monitorare il collaudato circuito che nel tempo gli ha assicurato la latitanza.

Nonostante fosse ritenuto pressoché certo che il criminale si trovasse all’estero, ignota era la località in cui si nascondeva. I carabinieri hanno tuttavia notato che Cosentino continuava a sentire la famiglia e, del resto, il suo ultimo figlio, il quinto, era nato proprio durante la latitanza. È grazie a questa incessante operazione di controllo che i militari hanno potuto seguire la moglie del boss fino al Land tedesco al confine con la Francia e far scattare l’operazione che ha portato all’arresto del criminale.