È finito in tragedia il sequestro, da parte di un appuntato dei carabinieri, delle sue due figlie. La vicenda è avvenuta all'alba di mercoledì 28 febbraio, a Latina: subito dopo il turno di lavoro, Luigi Capasso si è recato a casa della moglie, ferendola gravemente con un paio di colpi sparati dalla sua arma di ordinanza. Dopodiché si è barricato in casa con le due figlie di 7 e 13 anni per circa 9 ore. Sono risultati vani i tentativi da parte dei negoziatori di salvare le due bimbe.
Il dramma si è consumato con il suicidio del padre dopo aver tolto la vita alle due bambine, uccise probabilmente mentre dormivano.
Di fronte a queste tragedie, è inevitabile chiedersi: come mai un tentato omicidio ai danni di una moglie, si può trasformare addirittura in un doppio figlicidio con tanto di suicidio?
Omicidio passionale
In riferimento alla moglie di Capasso, non si può parlare di omicidio, anche se indubbiamente il suo intento era quello di togliere la vita alla donna. Purtroppo il famigerato "omicidio passionale" è una tipologia di assassinio che può scaturire da diverse cause, tra le quali vi è certamente la gelosia.
Una personalità gelosa è caratterizzata dalla pretesa di possedere unicamente per sé "l'oggetto amato" e, a volte, il delitto diventa una sorta di strumento per riaffermare la propria superiorità e il proprio valore sulla vittima.
Un'altra causa - in parte sempre legata alla gelosia - è la separazione dal coniuge. Un lutto amoroso, non elaborato nella giusta misura, porta ad un tentativo di ricongiungimento con il partner che, nei peggiori dei casi, può diventare anche un attacco aggressivo-omicida, accuratamente elaborato e freddamente preparato.
Omicidio-suicidio
Non si sa esattamente cosa ci possa essere di oscuro nella mente di un uomo che compie due omicidi e poi si toglie la vita; ciò che possiamo dedurre è che il suicidio successivo al delitto è legato ad una componente affettiva di legame con la vittima. Anche se a prima vista si tende a collegare questa tipologia di assassinio a fattori di depressione, sarebbe forse meglio parlare di disperazione in cui la componente psichica dell'attore è improntata alla negatività della condizione futura: gli individui prendono coscienza che il suicidio è, ormai, l'unica via per prevenire un futuro che appare tormentato.
Una partita a scacchi
Ogni caso di sequestro è come una partita a scacchi: c'è il negoziatore contro il sequestratore e non si può sbagliare, perché nella maggior parte dei casi ci sono in ballo delle vite umane. Un buon mediatore dev'essere un abile ascoltatore e deve comprendere in modo attento i bisogni dei carnefici ma, soprattutto, deve saper bilanciare le concessioni e i rifiuti.
Sono poche le regole d'oro da seguire: dilatare i tempi della negoziazione, cercare di ottenere sempre qualcosa in cambio per ciascuna concessione fatta, e non concedere troppo o troppo in fretta. Non sempre, però, le cose vanno bene, soprattutto quando il suicida si è già convinto di farla finita.