Di qualche ora fa la divulgazione da parte di nuovi dettagli choc sulla mutilazione di Macerata. Oltre agli elementi agghiaccianti già noti emerge come alcune parti del corpo, il collo e una parte dell’organo sessuale, non si trovino più. Dichiarazioni che si pensava potessero sentirsi solo in America, la fertile terra di serial killer, o leggendole nel noto romanzo di de Sade, ma che invece da alcuni giorni invadono le nostre case. Impossibile un completo paragonare con i più famosi sadici made USA, né a livello numerico né dal lato psicologico.

Sottolineando che non si ha ancora la certezza della causa della morte, le atrocità compiute restano comunque da film horror; perché Innocent Oseghale, se non qualcun altro, non si è limitato a tagliare in parti il corpo di una ragazza, ma lo ha squartato e ne ha estratto degli organi. Si potrebbe parlare in linea di massima di un Ed Gein di colore, anche se le motivazioni psichiche e situazionali che hanno portato all'azione questi due soggetti, sono completamente diverse.

Bad or Mad?

Cattivo o malato? Inevitabile, forse, a questo punto porsi questa domanda. A seconda della linea difensiva che adotterà l’avvocato di Oseghale, potrebbero saltare fuori le fatidiche parole: capacità di intendere e di volere.

Ma cosa si intende esattamente con questi termini? La capacità di intendere è l’abilità di un individuo di comprendere il valore o il disvalore sociale di un’azione o di un’omissione; la capacità di volere, rappresenta l’idoneità ad autodeterminarsi in funzione di uno scopo, di un’azione o dell’evitamento dell’azione stessa.

Bisogna quindi chiedersi se il reo abbia avuto coscienza del significato sociale dell’atto che stava compiendo e se e come avrebbe potuto evitarlo.

Pare, invece, non abbiano dubbi gli autori de Il fascino del male, Gianluigi Ponti e Ugo Fornari fra i massimi esperti di Psicologia forense, che nel loro saggio espongono l’idea secondo cui: "l’essere umano è relativamente libero… nel progettare e nel determinare il proprio comportamento, nel compiere scelte e nel prendere decisioni che per lui abbiano significato".

Pur potendo condividere la loro idea sul piano etico, non si risolvono i dubbi se a spingere un uomo a compiere atti così efferati sia una folle malvagità oppure una consapevole mostruosità.

Nel cuore delle tenebre

Sicuramente l’aver voluto togliere di mezzo il corpo in una tale maniera indica coscienza di ciò che si sta facendo; anche se bisognerebbe indagare se le mutilazioni avevano come scopo il solo sbarazzarsi del cadavere o se ci fosse in gioco una componente sadica da parte dell’esecutore. I maggiori esperti di profiler sono dell’idea che, in generale, la mutilazione del cadavere, in termini tecnici la depersonalizzazione, sia segno di una personalità disorganizzata, idea confermata inoltre, dalla scelta casuale della vittima che si trova semplicemente nel luogo sbagliato e nel momento sbagliato (come nel nostro caso); ciò combacerebbe anche con la scarsa capacità da parte del soggetto di liberarsi in modo “furbo” del cadavere.

La possibilità di un aiuto nell'esecuzione dell’atto potrebbe essere confermata dalla presenza di altri segni diametralmente opposti a quelli delle mutilazioni, segni che di solito compaiono quando più persone collaborano nel compiere azioni così disumane.