La notizia sta facendo il giro del mondo e non potrebbe essere altrimenti perché è un caso di malasanità madornale e gravissimo. E' accaduto al Kenyatta National Hospital, il più grande Ospedale del Kenya situato nella capitale Nairobi. A causa di uno scambio di pazienti, a subire un intervento chirurgico al cervello per rimuovere un coagulo che non aveva, è stato quello sbagliato. Responsabile dell'errore una struttura sanitaria già da qualche mese nell'occhio del ciclone per presunte violenze sessuali sulle pazienti da parte del personale medico e altri incidenti di percorso.

Scambio di cartellini

All'origine c'è un banalissimo scambio dei cartellini identificativi sugli abiti indossati dai pazienti. Un grossolano errore che potrebbe essere l'avvio di una storiella assurda, magari proprio la trama di uno di quei film sul genere delle comiche in ospedale, se non fosse invece un episodio di gravità inaudita. Perché da quello scambio dei cartellini ne è derivato uno ben peggiore: sul tavolo della sala operatoria si è ritrovato l'altro, il paziente che non doveva essere operato alla testa perché aveva solo un innocuo ematoma intracranico. A dare la notizia è stato il quotidiano keniano "Daily Nation". Solo quando l'equipe medica composta da neurochirurgo, anestesista e infermiere dopo avergli aperto il cranio si è accorta che il paziente sotto i ferri non presentava alcun coagulo, allora è sorto qualche dubbio.

Ed erano trascorse già due ore. In momenti di notevole tensione, è stato consultato un neurochirurgo più anziano che ha suggerito ciò che avrebbe saputo indicare persino un profano a digiuno di qualsivoglia nozione di medicina: sospendere l'intervento e richiudere la testa del paziente sbagliato.

'Fuga di cervelli'

Ancora non è ben chiaro come sia potuto accadere lo scambio delle etichette identificative dei due pazienti.

Nell'ospedale pare sia in corso una 'fuga' di cervelli. Nel senso che non si riesce a capire se la responsabilità sia del team medico o delle infermiere, specie quelle delegate all'accoglienza e che hanno dotato i due pazienti delle etichette sbagliate, o di entrambi. Di certo i pazienti sono arrivati nei reparti già sedati e il chirurgo poteva identificarli solo tramite le etichette.

Da parte di tutti, specie delle infermiere, c'è in atto un rimpallo di responsabilità. Si accusano a vicenda nel timore di perdere il posto di lavoro, e così facendo amplificano agli occhi dell'opinione pubblica la già vistosa gravità del caso.

Il rammarico dell'ospedale

I dati Tac inseriti nella cartella clinica inerenti a un coagulo erano esatti, peccato che si riferivano al paziente sbagliato. Perché anche la cartella clinica, a quel punto, era stata scambiata. Nell'imbarazzo totale, il management dell'ospedale ha cercato di riparare con un comunicato stampa in cui si dichiara il profondo rammarico per l'accaduto e si dice che si sta facendo tutto il possibile per garantire la sicurezza e il benessere dei pazienti in questione.

Quello operato sarebbe in fase di recupero. Ma ciò non è bastato a fermare l'ondata di indignazione pubblica. Lily Koros, ceo dell'ospedale ha annunciato con un ulteriore comunicato stampa di aver sospeso neurochirurgo, anestesista e infermiere dello staff di lavoro. Ma il ministro della Salute, Sicily Kariuki, pressato dalle proteste ha sospeso anche Koros. E però anche questo pare un provvedimento blando: si chiedono a più voci dimissioni e un'inchiesta su una struttura sanitaria che ha destato clamore per più casi. Molestie su pazienti e lo scorso 20 febbraio l'episodio di una donna che ha tentato di rapire su commissione un bambino dal reparto di maternità.