Si può considerare una persona che ha avvelenato i propri familiari priva di intendere e di volere? L’avvelenamento, infatti, richiede meticolosità e premeditazione, visto che il veleno, prima di essere somministrato, va comprato. La somministrazione in sé può anche avvenire a causa di un raptus o di un eccesso di ira, ma bisogna esserne già in possesso e acquistare un veleno non è certo facile o economico. Mattia Del Zotto [VIDEO] ha investito circa 250 euro per comprare il solfato di tallio con cui ha avvelenato i suoi familiari, riuscendo ad ucciderne tre e mandandone all’ospedale altri cinque.
Per ottenerlo ha creato un’email falsa, contattando l’unica ditta che gli permettesse di saldare l’acquisto in contanti e di ritirarlo personalmente. Sono tutte azioni che riflettono una chiara intenzione di uccidere. Mattia Del Zotto, però, è stato dichiarato come privo di intendere e di volere, anche se solo in parte.
Cosa c’è dietro al triplice omicidio?
Prima di compiere l’omicidio, il ventisettenne aveva iniziato la sua discesa verso il delirio. Viveva in preda a ossessioni e fobie: nella sua stanza aveva lasciato solo il necessario, liberandosi del resto; si accertava sempre che tutte le prese fossero staccate, per essere sicuro che gli apparecchi elettronici fossero spenti; si rifiutava di prendere la macchina o qualsiasi altro mezzo, perché temeva le luci ed i rumori delle auto; aveva perso del tutto il desiderio sessuale verso le altre donne e non sentiva l’esigenza di avere delle persone intorno che potesse considerare confidenti e amichevoli.
A queste fissazioni si aggiunse anche il problema religioso che sembrerebbe essere il motivo che avrebbe spinto Mattia Del Zotto ad avvelenare i suoi familiari con tallio. Infatti, qualche anno prima dell’omicidio aveva deciso di diventare ebreo, usando poi la sua fede come movente: lui voleva castigare le persone venali, considerate impure perché materialiste.
Da questo quadro appena delineato sembra evidente che Mattia Del Zotto non possa essere considerato come totalmente lucido. Si trovava in uno stato delirante. Al tempo stesso, però, doveva essere lucido per somministrare le dosi di veleno ai suoi nonni e a sua zia. È come se vivesse una scissione interiore, come se conducesse due vite allo stesso tempo, una vera e una farneticante, fatta di deliri e manie.
Mattia Del Zotto, infatti, soffrirebbe di Parafrenia. Per tale motivo, il suo legale sta cercando di ottenere una diminuzione degli anni di prigionia.
Che cos’è la parafrenia?
Il termine parafrenia deriva da due parole greche: «παρά», che significa “oltre” e «φρήν» che significa mente. Oltre la ragione, al di là della mente. Questo disturbo è, infatti, caratterizzato principalmente da deliri ed allucinazioni. La rarità di diagnosticare questa malattia trova spiegazione nel fatto che non è riconosciuta nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM) e la diagnosi di parafrenia è spesso sostituita da una più generale di disturbo delirante. Per quanto si possa considerare simile alla schizofrenia, non lo è: chi soffre di parafrenia non mostra un deterioramento della personalità o un peggioramento di risposte affettive.
Spesso, infatti, l’individuo rimane con una personalità ed un intelletto integri, le abitudini vengono conservate così come la sua autosufficienza e mantiene un corretto orientamento nel tempo e nello spazio, quindi un attaccamento alla realtà. Da qui l’idea che chi soffre di parafrenia viva contemporaneamente due esistenze: una vera e una irreale.
La seconda vita, quella delirante, è contraddistinta da forti allucinazioni per lo più uditive, che possono essere associate anche a veri e propri problemi di udito. Non è un caso, allora, che Mattia Del Zotto evitasse di prendere l’automobile per paura del clacson e di altri rumori. Anche un’altra ossessione del killer ventisettenne può trovare riscontro nei sintomi della parafrenia: quella di staccare sempre le prese.
Oltre alle allucinazioni, si possono sperimentare deliri persecutori e paranoici che avrebbero origine dai dispositivi elettronici. Il soggetto affetto, poi, sente che queste persecuzioni vengano anche dalla famiglia nonché dai vicini. Spesso l’individuo dichiara di sentire delle voci minacciose venire dalle case circostanti. Per questo, forse, Mattia Del Zotto ha deciso di avvelenare i suoi stessi familiari.
Le persone che soffrono di parafrenia sono descritte come aggressive, religiose, sospettose, suscettibili e poco socievoli, oltre che dal cuore di ghiaccio. Aggettivi che sembrano rispecchiare i comportamenti di Mattia Del Zotto. Il giovane, infatti, ha da subito ammesso la sua colpevolezza, senza mostrare segni di turbamento e di rimorso e in carcere si mostra tranquillo, mentre è intento a leggere i suoi libri riguardanti la religione [VIDEO].
Un peggioramento riscontrato nei malati di parafrenia riguarda l’aspetto sociale e la capacità collaborativa. Mattia Del Zotto, di fatto, falliva quei pochi colloqui lavorativi che faceva e si era recluso nella sua stanza, dove passava la maggior parte delle sue giornate, lontano da tutti, solo.
Infine, la parafrenia può essere causata da fattori personali, quali l’isolamento sociale, la presenza di tratti di una personalità disadattata, l’assenza di un’abitazione stabile e di una famiglia propria. Infatti, i soggetti spesso non sono sposanti né hanno figli. Oltre che da fattori personali, la malattia può essere causata da tumori o ictus. Si è visto, poi, che una terapia farmacologica non produce effetti importanti. Una terapia comportamentale, invece, può aiutare chi soffre di parafrenia a gestire i deliri e le paranoie.