L'inimmaginabile accade. Anzi è accaduto per otto lunghissimi anni. Non solo umiliata, offesa, ma anche maltrattata e percossa. E questo ancora non è niente a confronto della perversa punizione che un figlio di 21 anni, con gravi problemi psichici e di tossicodipendenza, riservava a sua madre se non assecondava il suo volere dandogli i soldi che chiedeva di continuo. La seviziava legandola a un guinzaglio proprio come fosse un cane, minacciandola di appenderla a un cancello di casa. Fatti che sembrerebbero inverosimili se non ci fosse un puntuale riscontro, a cominciare da ecchimosi e segni di violenza sul collo della donna.
L'incubo è finito con l'arresto del figlio per lesioni in famiglia, maltrattamenti ed estorsione.
Torture quotidiane
Lascia allibiti questa vicenda dove le sevizie del figlio verso la madre di 57 anni, cominciate quando lui aveva appena 13 anni e andate avanti fino ad oggi che di anni ne ha 21, erano quotidiane. Non solo: avvenivano in presenza di familiari soggiogati e atterriti da questa presenza al punto che non osavano reagire né fermarlo. Il ragazzo voleva i soldi per la droga e quelli che gli dava il padre non gli bastavano mai. Allora non si limitava ad aggressioni e minacce verbali. Oltre a spintoni, parolacce e percosse, sottoponeva sua madre a una tortura abominevole: la costringeva a indossare un guinzaglio come quelli per cani per poi trascinarla sul pavimento del giardino e della casa di Sanremo e strattonarla fino quasi a farla soffocare.
Un sadico gioco che secondo la ricostruzione della polizia poteva andare avanti anche mezz'ora. E spesso la minacciava dicendole: "Dammi altri soldi, se non me li dai ti taglio la gola e ti appendo al cancello”. Ma non basta. In questa situazione il padre non lo conteneva per proteggere sua moglie, ma lo evitava. Per non incontrarlo andava a dormire nel suo furgone da lavoro.
E così pure la sorella terrorizzata lo evitava. Teneva tutti sotto scacco: anche i vicini di casa erano intimoriti e non osavano prendere provvedimenti.
Fine di un incubo
A tal punto i genitori erano soggiogati da questo figlio che non dichiaravano il problema: più volte interpellati dalle forze dell'ordine, avevano negato di subire maltrattamenti ed escluso il figlio da responsabilità che invece gli spettano tutte.
Avevano l'inferno in casa ma non avevano il coraggio di denunciare. Malgrado la giovane età, dal 2013 al 2017 questo figlio entrava e usciva da carceri e comunità di recupero. Ma ogni volta che tornava a casa era sempre peggio. Finché la madre, dopo l'ennesima aggressione di tale violenza da procurarle la rottura di una costola, si è decisa a rivolgersi agli assistenti sociali che hanno sporto denuncia alla polizia. Tramite il centro antiviolenza di Imperia, la donna è stata trasferita con la figlia in una comunità protetta per avviare un percorso di recupero. Dopo le indagini, con tanto di testimonianze raccolte, pedinamenti e persino microspie messe in casa, il ragazzo è stato arrestato. Nel corso dell'arresto, nel perquisire l'abitazione la polizia ha sequestrato anche trecento grammi di marijuana. Cesare Capocasa, questore di Imperia, ha invitato chi si dovesse trovare in situazioni analoghe, padri e madri vessati da figli tossicodipendenti a denunciare: "Da queste situazioni si può uscirne".