Secondo il centro di calcolo sismologico della zona euromediterranea EMSC, d'accordo con i dati forniti dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, un Terremoto di magnitudo 3.3 della scala Richter avrebbe colpito l'Appennino Meridionale. Più precisamente, l'epicentro del sisma sarebbe stato individuato nella zona centrosettentrionale della Calabria, 17 chilometri a sudest di Cosenza, città capoluogo che ospita circa 70 mila abitanti. I comuni più vicini all'epicentro del sisma, secondo i dati dell'INGV, sarebbero: Parenti, Rogliano e Mangone a 4 chilometri, Santo Stefano di Rogliano e Cellara a 5 chilometri, Figline, Vegliaturo e Marzi a 6 chilometri, Apigliano e Piane Crati a 7 chilometri, Carpanzano, Colosimi e Belsito a 8 chilometri, Scigliano e Pietrafitta a 9 chilometri, Bianchi e Piedivigliano e 10 chilometri.

Inoltre, la scossa avrebbe avuto il suo ipocentro intorno ai 26 chilometri di profondità, secondo EMSC, mentre l'INGV attesta la profondità dell'evento a 27 chilometri dalla superficie. L'evento è stato avvertito dalla popolazione locale, ma non ha provocato danni a cose o a persone.

Gli eventi di Piane Crati e Cellara dell'Ottocento.

Nell'Ottocento la provincia di Cosenza è stata ripetutamente colpita da eventi sismici molto violenti. In particolare vi è un riferimento a due terremoti con epicentro nella stessa zona interessata dalla lieve scossa odierna.

Il 12 Febbraio 1854 un forte terremoto di magnitudo 6.2 della scala Richter colpì Piane Crati e creò notevoli danni in 28 comuni, Cosenza compresa.

Vi furono 500 vittime su una popolazione totale che contava dai mille ai 4 mila abitanti nel cratere sismico, a parte Cosenza, che da sola ne contava circa 14 mila.

Il 4 Ottobre 1870 un evento sismico analogo, di magnitudo 6.1 della scala Richter, colpì le medesime zone, questa volta con epicentro a Cellara. La scossa provocò danni gravi in tutti i comuni già colpiti 16 anni prima e causò 117 morti, 119 feriti e centinaia di sfollati.

Più attive e pericolose le faglie della Calabria meridionale.

Per quanto la Calabria sia risaputamente la regione più sismica d'Italia, con la detenzione del record assoluto per quanto riguarda i maggiori terremoti avvenuti sulla nostra penisola, vi è una distinzione fondamentale fra le faglie a nord, più brevi e frastagliate, e quelle a sud della regione, in genere più lunghe e continuative, capaci di generare terremoti non solo più violenti, ma anche più distruttivi.