Sieropositivo, diabetico, con l’epatite cronica da HCV evoluta poi in cirrosi epatica, il 63enne non risponde alla terapia tradizionale. La cannabis gli dà sollievo, ma il mercato legale è troppo dispendioso e decide allora di optare per l’autoproduzione per non ricorrere al mercato illegale, che spesso vende prodotti contaminati da altre sostanze.
Scoperto dalla polizia, viene assolto in primo grado, poi condannato a cinque mesi di reclusione dall’appello nel 2015. Si rivolge poi alla Cassazione, che rifiuta il ricorso, confermandone la condanna.
Il suo avvocato Fabio Valcanover, figura di spicco tra i radicali, non si è mai arreso, insistendo sul fatto che il pensionato non ha coltivato a fini di spaccio e nemmeno a fini stupefacenti.
Uso medico: legale, ma dispendioso e difficile
In Italia l’uso medico della cannabis è legale dal 2007, ma reperire i farmaci è dispendioso e difficile: la produzione è carente e le pratiche burocratiche sono estremamente lunghe.
Nel 2016 la Giunta provinciale di Trento approva la delibera che prevede la possibilità di assumere cannabis terapeutica a carico del servizio sanitario. Al 63enne viene prescritto un farmaco olandese, il Bediol, ma il problema è che il farmaco scarseggia in Italia. Anche l’Fm2, proveniente dall’istituto farmaceutico militare, non viene prodotto a sufficienza.
Tutte queste problematiche vengono segnalate dall’avvocato che, finalmente, ottiene la grazia dal presidente Mattarella. Una notizia che fa scalpore, in quanto si tratta di un fatto straordinario.
Sono parecchie le polemiche riguardanti la difficoltà di ottenere la cannabis terapeutica: molti, come in questo caso, sono dovuti ricorrere all’illegalità. È, infatti, è nei momenti di maggiore disperazione che non si pensa alle conseguenze, ma si è costretti ad agire.
L’eterno limbo tra legalizzazione e proibizionismo
La storia della cannabis è lunga e, spesso, è stata travisata. Ad oggi ci sono alcuni paesi in cui è legale, altri che ne hanno depenalizzato l’uso, altri ancora che intendono legalizzarla e altri che, invece, ne condannano l’impiego.
La situazione è molto confusa, c'è di mezzo una questione di interessi economici.
Il proibizionismo ha radici profonde: in particolare, questo fenomeno risale agli anni ’30, quando si investì nell’energia chimica del petrolio, di cui la canapa ne era concorrente, in quanto è una materia prima naturale e rinnovabile. Da essa si ricavano fibre tessili, carta, oli, materiali edilizi, combustibili e materiali plastici degradabili. La cannabis fu quindi bandita e ci fu una campagna fortemente proibizionista.
Oggi il dibattito tra proibizionisti e radicali è ancora molto acceso, ma la questione resta sempre in una sorta di limbo. Gran parte della società, forse, non è ancora consapevole del fatto che il fenomeno della legalizzazione riguarda parecchi ambiti, soprattutto quello sanitario, economico e ambientale.
Non si tratta di soddisfare il vizio di alcuni “tossici” che vogliono fumarla liberamente, ma di qualcosa di molto più importante.
Il gesto di Mattarella potrebbe essere visto o come un gesto fatto per sentirsi a posto con la coscienza, oppure come un interessamento alla questione cannabis. Questo interesse potrebbe portare ad una revisione delle pratiche per ottenere la cannabis terapeutica e alla riconsiderazione della proposta di legge riguardo alla legalizzazione sottoscritta da oltre 200 parlamentari.