C’è un cumulo di mattoni e cantieri, in mezzo al deserto della California. Da un lato c’è la terra delle libertà, dell’uguaglianza, della speranza. Dall’altro lato, un luogo desolato da cui tutti vorrebbero fuggire, un luogo che non offre alcun aiuto alle minoranze né a coloro che sono ridotti in miseria. Dopo la visita di Donald Trump a questo cantiere, è difficile stabilire da che parte siano gli Stati Uniti.
Proteste lungo il confine
Quella di oggi è stata la prima visita ufficiale del presidente a quello che sarà un “nuovo muro di Berlino”, pronto a separare due popoli.
Donald Trump, interpellato a San Diego, ha dichiarato di essere in procinto di esaminare otto progetti destinati alla costruzione del muro USA-messico, col solo scopo di “decidere quale sia il muro più adatto”. Sono in molti, negli States, a definire il muro come qualcosa di necessario per la salvaguardia della nazione, e per eliminare del tutto i clandestini costantemente in arrivo. Così come tanti altri sono coloro che definiscono il progetto qualcosa di autoritario nonché di dannoso per l’ecosistema e per l’economia: secondo stime recenti, il prezzo si aggirerebbe attorno ai 18 miliardi di dollari.
Lo stesso governatore californiano, il democratico Jerry Brown, si è detto contrario a un simile spreco di soldi, chiedendo a Donald Trump di concentrarsi sui reali problemi che stanno colpendo gli Stati Uniti, primo fra tutti la scarsità di linee ferroviarie ad alta velocità.
“Signor presidente, qui in California si usa concentrarsi più sui ponti che sulle barriere, e non si tratta solo di un proverbio”, ha dichiarato Brown.
I progetti attualmente sotto l’occhio attento del presidente hanno un’altezza che varia dai 5 ai 10 metri, e la gran parte di essi prevedono basamenti in cemento- da qui le critiche a livello ambientale -.
E mentre Trump si rilassa sotto il sole californiano, con lui le parti in cemento sono già in procinto di spostarsi a San Diego, punto dal quale potrebbe aver inizio la costruzione. Già dal mese di gennaio sono stati molti i test eseguiti sulle pareti destinate al progetto: diverse unità dell’esercito hanno provato a scalarle, raggirarle, colpirle con ogni genere di arma- sia da fuoco che non-, senza aver alcun successo: pare potrebbe trattarsi di un muro quasi indistruttibile.
E i soldi?
Non risulta ancora chiaro come Trump racimolerà i soldi necessari alla costruzione totale, avendo ricevuto un secco “no” da parte del Congresso. Ciò che è dato ormai per certo è il secco rifiuto del governo messicano: malgrado le pressioni degli USA, il presidente Enrique Pena Nieto si è detto più volte contrario a pagare per un simile progetto; e anche il ministro degli esteri messicano ha evidenziato la cosa, ritenendo la costruzione di un muro di confine “ non solo una cattiva idea, ma anche un chiaro gesto di ostilità”.
Trump però non si ferma davanti a niente, e ha mostrato chiara intenzione di pagare con i soldi dei contribuenti statunitensi, mancando così alla promessa elettorale da lui più ripetuta: abbassamento delle tasse.
In un suo tweet recente, il presidente ha però dichiarato che tale pagamento sarà in realtà un “prestito” da parte dei cittadini, in attesa che il governo messicano si convinca a pagare la sua parte - chiaramente, decisa da Trump - per erigere il muro.