Hanna Dickenson a soli 24 anni è diventata la donna più odiata d’australia. La giovane è stata condannata nei giorni scorsi in primo grado a tre mesi di carcere, ad effettuare 150 ore di servizi sociali per la collettività ed a sottoporsi ad un trattamento contro le dipendenze dalle sostanze stupefacenti. Dovrà infine risarcire la cifra di 42mila dollari australiani (circa 26mila euro) a tutti coloro che ha truffato in passato. La vicenda risale al 2012 quando Hanna, che nel frattempo è diventata un’agente immobiliare a Port Melbourne, era una ragazza con molta voglia di vivere, divertirsi e viaggiare per il mondo, ma con pochi soldi a disposizione: così per recuperare il denaro necessario ai suoi svaghi si è inventata la più vergognosa delle bugie.
Una menzogna per poter fare la bella vita
La donna ha, infatti, raccontato ai genitori, umili coltivatori a Swan Hill nell’entroterra della città di Melbourne, di avere una grave forma di Cancro e che le rimanevano solo poche settimane di vita se non si fosse sottoposta ad un costoso trattamento, disponibile all’estero. I genitori, preoccupati dalla brutta notizia ricevuta, hanno deciso di indebitarsi per trovare i soldi necessari e si sono rivolti ad amici, familiari e conoscenti, al fine di racimolare il denaro per le cure. Hanna ha più volte ripetuto la menzogna dicendo in seguito di aver bisogno di un’ulteriore cifra di denaro per poter guarire, effettuando dei “viaggi della speranza” in Nuova Zelanda e Thailandia, che in realtà altro non erano che delle semplici vacanze nei luoghi del divertimento.
Le foto delle feste sui social
Per molto tempo nessuno ha sospettato nulla, finché una coppia di vicini, che aveva partecipato alla colletta, non ha scoperto sui social foto della giovane intenta a divertirsi ed ha allertato la polizia, supponendo di essere stata truffata. Il processo ha colpito molto l’opinione pubblica australiana, anche per alcuni particolari che sono emersi: c’è stato chi ha offerto alla ragazza 10mila sterline perché ammalato anche lui di tumore e chi, tra i parenti, è arrivato a fare donazioni per ben quattro volte alla giovane, nella speranza di salvarla.
“Si è trattato di un caso spregevole” ha commentato uno dei magistrati, mentre nella sentenza il giudice David Starvaggi ha parlato di “comportamento che va contro la stessa natura umana, andando a violare il desiderio della gente di fare del bene e la fiducia nel prossimo”. Dal canto suo l’avvocato della donna, Beverley Lindsay, ha annunciato il prossimo ricorso in appello parlando di condanna ingiusta perché non tiene conto del fatto che nel frattempo la Dickenson avrebbe cambiato vita.
La sua linea difensiva si è basata sul paragone con il caso della blogger Belle Gibson, che aveva inventato di essere guarita da un cancro al cervello utilizzando solamente con una dieta vegetariana; a detta della legale si sarebbe trattato di una vicenda molto più grave – perché avrebbe convinto con le sue menzogne alcuni ammalati a non curarsi con i metodi tradizionali – eppure conclusasi con una semplice multa per la donna. Ma per i giudici i due processi non sono paragonabili; inoltre nella sentenza si è fatto apertamente riferimento ad una condanna esemplare per scongiurare altri ad emulare questi assurdi comportamenti in futuro.