Si è conclusa ad Alzano Bella, nel bresciano, nel parcheggio di un supermercato, la fuga di Cosimo balsamo, il pregiudicato di 67 anni che questa mattina ha ucciso a colpi di fucile due persone e ne ha ferita una terza. Braccato dai Carabinieri, con i quali aveva avuto anche un breve conflitto a fuoco, Balsamo ha preferito suicidarsi sparandosi un colpo alla testa piuttosto che arrendersi ed essere arrestato. Le vittime sono Elio Pellizzari e James Nolli, entrambi conosciuti da Balsamo, che ha agito per vendetta secondo quanto ricostruito dalle prime indagini.

“Mi avete rovinato!”, poi il primo omicidio

Fine tragica per il killer che da questa mattina seminava terrore nel bresciano, dopo aver sparato a due imprenditori a Flero e Carpeneda di Vobarno, comuni in provincia di Brescia. La caccia all’uomo è iniziata alle 11 circa all’interno del capannone della Sga, una ditta di commercio di veicoli industriali: Balsamo si è presentato e ha chiesto di vedere Pellizzari, titolare della Pg Metalli, azienda a pochi metri dalla Sga. Quando Pellizzari è arrivato, Balsamo ha urlato “Mi avete rovinato!” e subito dopo gli ha sparato, uccidendolo, per poi esplodere colpi di arma da fuoco anche contro il proprietario della Sga, ferendolo.

A questo punto Balsamo si è impossessato di una Bmw X5 nera, di proprietà del titolare della Sga, e ha raggiunto Carpeneda di Vobarno, dove ha ucciso James Nolli.

Quindi la fuga disperata, terminata con il suicidio.

Tre delle quattro persone coinvolte avevano precedenti penali

Il killer, una delle vittime e la persona ferita erano stati coinvolti in una vicenda di furto e riciclaggio, relativa alla banda dei Tir che nei primi anni del 2000 aveva derubato diverse aziende di trasporto metalli in tutto il nord Italia.

Balsamo era stato condannato per furto e riciclaggio, Nolli era stato coimputato e condannato per furto, anche la persone ferita era stata coinvolta nell’inchiesta.

Le accuse provate di furto e riciclaggio, oltre che di associazione a delinquere, erano costate a Balsamo una condanna a sette anni e quattro mesi, con la confisca dei beni quale pena accessoria.

Dopo che la Corte d’Appello di Venezia e la Corte di Cassazione avevano respinto le sue richieste di revisione, la confisca dei beni era diventata una vera e propria ossessione per Balsamo, che riteneva ingiusta questa condanna avendo sempre sostenuto di aver rubato personalmente i mezzi usati per i furti e di non aver commesso quindi il reato di ricettazione. Nolli, invece, era stato condannato per furto, evitando ricettazione e pene accessorie: di conseguenza, Balsamo si sentiva penalizzato maggiormente rispetto ai complici.

La protesta sulla tettoia del Tribunale di Brescia

Lo scorso 30 gennaio, Cosimo Balsamo era salito su una tettoia del Tribunale di Brescia protestando per la confisca dei beni e minacciando il suicidio: dopo una trattativa le forze dell’ordine lo avevano convinto a desistere. Questa mattina, invece, ha deciso di attuare una sorta di vendetta personale contro chi aveva ricevuto pene più lievi rispetto a lui.