Ilaria Alpi nasce a Roma il 24 maggio del 1961. Da giornalista Rai la Alpi ha modo di giungere in Somalia per la prima volta nel dicembre del 1992. Il compito a lei assegnato è quello di seguire, in qualità di inviata del Tg3, l’evoluzione della missione di pace Restore Hope. Tale missione ha la finalità di far terminare una guerra civile che si protrae dal 1991. Restore Hope, durata dal dicembre del 1992 al maggio dell’anno successivo, vede anche la partecipazione del nostro paese.

Le inchieste della Alpi ed il tragico epilogo

La giornalista romana si sarebbe poi prodotta in inchieste che gravitavano intorno ad un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici.

Inchieste che avrebbero visto il coinvolgimento dei nostri servizi segreti e di alte istituzioni nostrane. Entrando nello specifico la Alpi avrebbe scoperto un traffico di rifiuti tossici e di armi di portata internazionale. I rifiuti, provenienti dai paesi industrializzati, sarebbero finiti nei paesi africani. Questo sia in virtù di un meccanismo tangentizio sia grazie all’elargizione di armi ai gruppi politici del luogo. Il 20 marzo del 1994 la trentatreenne Ilaria Alpi ed il quarantacinquenne cineoperatore Milan Hrovatin, di ritorno da Bosaso, vengono freddati nei pressi dell’ambasciata italiana sita a Mogadiscio.

A Bosaso la Alpi aveva intervistato Abdullahi Moussa Bogor e, presso il porto della città situata nel nord della Somalia, aveva visionato alcuni pescherecci.

Tali pescherecci erano sospettati di ricoprire un ruolo apicale nei traffici sopraccitati. Nel novembre del 1993 era stato ucciso Vincenzo Li Causi, militare e sottufficiale del SISMI, che sarebbe stato informatore della stessa Alpi. Omicidio, anch’esso, avvenuto in Somalia. Il quarantunenne militare nato in provincia di Trapani, impegnato a Balas nella missione Ibis II, era caduto vittima di un’imboscata.

La possibile riapertura del caso

Un incartamento potrebbe seriamente contribuire alla riapertura del caso Alpi/Hrovatin. Un enigma che a 24 anni dal duplice omicidio chiede ancora una risoluzione. In primis nella persona di Luciana Alpi, madre della giornalista assassinata. Parliamo di documenti inediti. Nello specifico trattasi di intercettazioni datate 2012 con protagonisti soggetti somali.

Questi ultimi, in Italia, avevano avuto modo di parlare dell’omicidio della giornalista italiana. Le intercettazioni sono connesse ad un procedimento concernente un traffico di camion che l’esercito italiano avrebbe dismesso in Somalia. Non resta che attendere le decisioni del Gip Andrea Fanelli a riguardo.