Con un video postato sul suo profilo Facebook, Angelo Tofalo, attuale portavoce del M5S alla Camera, annuncia di aver dato mandato al suo avvocato di intraprendere le necessarie azioni legali contro Matteo Renzi. L’accusa che Tofalo rivolge al segretario Pd è quella di aver mentito, anche in diretta tv, sulla intricata vicenda dei rapporti intercorsi tra il pentastellato, componente del Copasir (il Comitato di controllo parlamentare sui Servizi Segreti), e una fonte da lui consultata, una certa Annamaria Fontana, arrestata nel febbraio 2017 per un presunto traffico di armi con la Libia di cui sarebbe stata intermediaria insieme al marito.

Tofalo nega ogni coinvolgimento o responsabilità nella vicenda e ne spiega le motivazioni. Renzi, al contrario, ospite mercoledì 14 giugno scorso della trasmissione Otto e Mezzo condotta da Lilly Gruber, accusa pubblicamente il grillino di essere “andato in Libia a trattare con la parte sbagliata”.

La vicenda del traffico di armi che coinvolge Tofalo e il viaggio a Istanbul

I problemi per il portavoce M5S cominciano pochi mesi fa, nel febbraio 2017, quando vengono arrestati i coniugi Mario Di Leva e Annamaria Fontana con l’accusa di traffico di armi in Libia. La donna, inoltre, avrebbe fatto da tramite per l’incontro, poi effettivamente avvenuto nella città turca di Istanbul, tra il deputato italiano e Khalifa Ghwell, ex premier islamista del dissolto governo di salvezza nazionale libico.

Per chiarire i termini dell’incontro con un esponente politico di un governo non riconosciuto dalla comunità internazionale, la Dda di Napoli, titolare dell’inchiesta, aveva convocato Tofalo come persona informata sui fatti. E il membro del Copasir aveva chiarito ai pm che il suo compito era stato quello di “raccogliere notizie utili alla sicurezza della Repubblica”, ma non ti trattare con chicchessia.

Le accuse di Renzi

Evidentemente le ragioni addotte da Tofalo ai magistrati napoletani non hanno soddisfatto il segretario Pd che, come accennato, il 14 giugno 2017, parlava dalla Gruber del parlamentare M5S dipingendolo come “l’esperto di Sicurezza dei 5 Stelle che si chiama Tofalo, che è andato in Libia a trattare con la parte sbagliata e non se ne era accorto che erano con i trafficanti, contro il Governo libico e contro la Comunità internazionale”.

Accuse gravi che hanno indotto il pentastellato a sporgere querela, anche perché lui sostiene di non essere mai stato in Libia.

La risposta di Tofalo

“Sono un cittadino italiano e come tale devo e voglio rispettare tutte le leggi del mio Paese. Mi sarei aspettato un comportamento affine da chi oggi sta mentendo per cercare disperatamente di accostare il mio nome a trattative, armi e viaggi in Libia”. È questo il passaggio chiave del video con cui Tofalo ha deciso di raccontare pubblicamente la sua verità sulla vicenda del suo presunto coinvolgimento nel traffico di armi in Libia.

Da Ilaria Alpi a Giulio Regeni, un parlamentare scomodo?

Il grillino lascia intendere che il suo attivismo alla ricerca di segreti scomodi all’interno del Copasir (cita i casi Datagate, Davide Cervia, Ustica, Ilaria Alpi, Abu Omar, Regeni e l’Operazione Farfalla) potrebbe aver fatto “incazzare qualcuno”.

Una “ricerca forsennata della verità” che troppo spesso ha sbattuto contro il muro di gomma della burocrazia e dei segreti di Stato. Fatto sta che Tofalo si è ritrovato sommerso dal ‘fango mediatico’, una ‘coincidenza’ che gli fa sorgere il sospetto che Renzi non sia solo “male informato” ma addirittura in “cattiva fede”.