Sembrava ormai suonata l’ultima ora per Alfie Evans e si aspettava solo l’annuncio della sua morte, invece, dopo un’escalation di colpi di scena che ha dell’incredibile, Alfie è ancora tra noi.
Il Bambin Gesù presente all'Alder Hey
Un susseguirsi di tentativi disperati di salvare la vita al piccolo (che avrebbe dovuto cessare alle 13.00 di eri) sono cominciati nella mattina di ieri con l’arrivo all’Alder Hey della dottoressa Enoc, presidente del Bambin Gesù di Roma, con un’anestesista. La Enoc è riuscita ad entrare in Ospedale dopo trattative estenuanti, e pur sapendo che non avrebbe potuto intervenire durante il distacco dei macchinari, ha preteso di entrare nella stanza di Alfie e di rimanere lì, in rappresentanza del Vaticano, e della disapprovazione del Papa per quello che stava avvenendo.
All’interno dell’ospedale la Enoc, a cui Papa Francesco aveva detto di fare anche l’impossibile per salvare il bambino, riesce a far posticipare di qualche ora il distacco del respiratore, nella speranza di portare in salvo Alfie.
Continuano, nell’ospedale, a susseguirsi i tentativi di mediazione: padre Gabriele, che era lì per impartire i sacramenti ad piccolo, cerca di convincere lo staff dei medici a fare obiezione di coscienza ma trova di fronte un muro. Finché nella sorpresa generale di tutti, alle 15.10, giunge la notizia del rinvio per un paio d’ore.
Approfittando di questo lasso di tempo, in cui Alfie può ancora vivere, Giorgia Meloni, Gentiloni, Minniti e Alfano si prodigano per ottenergli la cittadinanza italiana e il visto per il suo trasferimento immediato.
Alfie cittadino italiano
Nel giro di un’ora Alfie è “dei nostri”: è cittadino italiano a tutti gli effetti e suo padre scrive commosso su Facebook: “Alfie belongs to Italy”, “Alfie appartiene all’Italia”. Immediatamente il nostro Paese apre un contenzioso diplomatico per il trasferimento del bambino, le procedure per il distacco del respiratore vengono sospese, l’ambasciatore italiano arriva ad affermare che se non rilasciano Alfie l’ospedale verrà denunciato dal nostro paese per omicidio.
Alle 19.15, con una nuova udienza, l’Ambasciatore chiede al giudice Hayden, come rappresentante del Cittadino italiano Alfie Evans, che gli venga concesso di tornare subito nel suo Paese. Per tutta risposta Hayden ordina i distacco per le 21.30 di ieri.
E' straordinariamente vivo
Ma è a questo punto che accade l’impensabile: senza ossigeno e senza idratazione da oltre 12 ore, Alfie è ancora straordinariamente vivo!
Un fermento mai visto prima si è scatenato ieri sui social: messaggi di solidarietà, preghiere per chiedere il miracolo, si esulta per la generosità dell’Italia, in un’alternanza di preoccupazione, speranza, gioia. Il Papa su Twitter continua a chiedere che Alfie venga rilasciato. Messaggi che continuano tutta la notte, come continuano in Italia le manifestazioni e le veglie di preghiera, ancora oggi.
Stiamo assistendo ad una mobilitazione senza precedenti generata da un bambino di appena 22 mesi e per di più figlio di due comuni cittadini, che è riuscito a far passare in secondo piano persino la notizia della nascita del terzo “royal baby” avvenuta nella giornata di ieri.
Un’asse straordinario di solidarietà si sta creando in queste ultime settimane tra l’Italia e l’Inghilterra, proprio quando tutto sembrava perduto.
E in questa lotta contro un vero e proprio Golia (ci riferiamo ad una sentenza definitiva e che non si può impugnare, contro cui non ha potuto far nulla nemmeno il CEDU, Corte Europea dei Diritti Umani) l’Italia sta dimostrando di avere un cuore e un cuore grande. Probabilmente è già questo il miracolo.