Probabilmente ieri mattina non si aspettava la visita dei Carabinieri, che sono andati a cercarlo nel cantiere della forestale vicino alle campagne di San Nicolò Nughedu, dove lavorava da tempo. Francesco Puddinu, operaio forestale di 47 anni, è stato arrestato la scorsa mattina – dai militari del paese – con l’ipotesi (almeno per ora) di lesioni stradali colpose. Come si legge nella richiesta messa nera su bianco dal sostituto procuratore della Repubblica, Mario Leo. L’accusa nei suoi confronti, è quella di aver travolto con la sua auto il compaesano Giovanni Antonio Pedranghelu.

Il 36enne di San Nicolò che tempo fa era stato trovato in una pozza di sangue (e in fin di vita), proprio a pochi passi da un terreno dove sarebbe andato a prendere del vino, appunto in compagnia dell’operaio arrestato. La vittima – arrivata in condizioni disperate all’ospedale di Ozieri – era stata immediatamente trasferita in un altro ospedale, con 23 fratture sparse in tutto il corpo e un polmone perforato. Dopo diversi giorni di coma però il 36enne si era risvegliato e aveva da subito accusato il suo amico: “Mi volevano uccidere, ricordo poco ma son sicuro di essere stato schiacciato da un’auto”.

Le indagini

Ed è da proprio queste parole che poi i Carabinieri hanno dato via alle indagini, ricostruendo – anche grazie alla visione di numerose telecamere di sicurezza presenti nel paese di San Nicolò Nughedu – che avevano ripreso i due mentre si allontanavano dal bar centrale del Paese a bordo di un’autovettura.

Le immagini hanno anche fatto cadere l’alibi dell’arrestato, Francesco Puddinu. L’uomo –secondo quanto accertato dai Carabinieri – in caserma aveva raccontato che lui alle 21 e 30 di quella maledetta sera era a casa e si apprestava a dormire. Peccato però che proprio a quell’ora le telecamere di sicurezza l’avevano immortalato in compagnia della vittima. Perché avrebbe mentito, si son chiesti immediatamente i Carabinieri che – tra l’altro – proprio vicino al luogo in cui la vittima era stata abbandonata in una pozza di sangue, avevano trovato anche uno scarpone dell’operaio forestale. Che si era giustificato dicendo che quella scarpa l’avrebbe persa qualche giorno prima. Troppe coincidenze, per gli investigatori.

L’operaio forestale – in queste ore – sarà sentito dal magistrato che si occuperà del caso e nel frattempo è stato raggiunto in carcere dal suo avvocato Angelo Merlini.

Una pozza di sangue

Giovanni Antonio Pedranghelu il 24 marzo scorso ha visto la morte in faccia. E – nella tragedia – è anche stato fortunato perché un giovane che rientrava a casa intorno all’una di notte, l’aveva visto in una pozza di sangue e aveva immediatamente dato l’allarme. Soltanto il rapido intervento dei soccorsi infatti aveva evitato il peggio. Il 36enne infatti era immobile, incosciente ed inizialmente si è temuto per la sua vita. Una delle ipotesi più accreditate, è che il giovane – dopo essere stato probabilmente investito da un’auto – sia stato trascinato fino al dirupo vicino al terreno dell’amico. E li sia stato lanciato, probabilmente credendo che fosse morto.