Siria - era nell'aria da giorni. Dopo le parole, gli americani e gli alleati sono passati ai fatti nelle prime ore di sabato 14 aprile. Una serie di bombardamenti ha illuminato i cieli di Damasco ed anche le strade della città di Homs. Secondo quanto riportato dai primi comunicati, sarebbero stati colpiti diversi obiettivi, in risposta al presunto attacco chimico del weekend scorso.

L'ondata di missili è la più consistente che si sia mai abbattuta finora sul Paese guidato da Bashar al-Assad in 7 anni di guerra civile. La Russia ha fatto subito sapere che "questo episodio avrà delle conseguenze".

Come si è svolto l'attacco

Dopo il breve annuncio del presidente Donald Trump nella nottata italiana di sabato, il generale Joseph Dunford ha affermato che, in seguito al raid, sono stati abbattuti principalmente tre obiettivi: un centro di ricerca scientifico nella città di Damasco legato presumibilmente alla produzione di armi chimiche; un centro di stoccaggio di armi chimiche ad ovest della città di Homs, ed un importante posto di comando sempre nei pressi dell'ex Emesa.

La televisione di Stato siriana ha riportato che le forze occidentali avrebbero sganciato una dozzina di missili, danneggiando solo ed esclusivamente il centro di ricerca della capitale.

Il presidente americano Donald Trump si è detto pronto a continuare con gli attacchi, almeno fino a quando il regime siriano non smetterà di utilizzare armi proibite.

A differenza dei precedenti bombardamenti in terra siriana, questa volta la Russia non sarebbe stata avvisata in merito alle zone su cui si sarebbero abbattuti i missili.

Con un tweet, l'ambasciata russa negli Stati Uniti ha preso atto dell'attacco, lanciando una sottile minaccia ai tre paesi responsabili:

Le reazioni della comunità internazionale

Le reazioni da parte della comunità internazionale sono state diverse.

Dalla Nato, in particolare dal segretario generale Jens Stoltenberg, sono arrivate parole di supporto agli alleati, dicendo che "coloro che utilizzano armi chimiche devono essere tenuti sotto controllo". Anche il primo ministro canadese Justin Trudeau si è schierato al fianco degli alleati. Intanto il partito repubblicano americano, spesso critico nei confronti del tycoon, avrebbe applaudito l'iniziativa di Donald Trump.

Parole differenti, invece, quelle che arrivano dalle Nazioni Unite, dove il segretario generale Antonio Guterres ha ammonito i Paesi coinvolti nell'attacco, in merito alle loro responsabilità: "C'è un obbligo, quando si tratta di pace e sicurezza, a comportarsi secondo le linee guida delle Nazioni Unite e delle leggi internazionali - avrebbe detto - invito con urgenza gli Stati membri ad agire con cautela e moderazione in questa pericolosa situazione".

La tensione degli ultimi giorni, dunque, è sfociata in ciò che si temeva ormai da qualche tempo: Stati Uniti, Francia e Regno Unito sono ormai in prima linea a tutti gli effetti. La risposta russa, non solo via tweet, potrebbe arrivare nelle prossime ore. Seguiranno ulteriori aggiornamenti.