Barack Obama, durante la sua amministrazione, aveva fatto approvare un piano chiamato “Clean Power Plan” con lo scopo di ridurre le emissioni tossiche nell’Ambiente. Il governo di Donald Trump, invece, ha recentemente allentato la normativa che limita l’uso degli agenti inquinanti.

L'iniziativa pro-ambiente

A promuovere l’iniziativa è l’EPA, l’Environmental Protection Agency, che per voce del suo direttore Scott Pruitt critica l’iniziativa di Obama, dicendo che aveva posto standard troppo alti e non aderenti alla realtà. Festeggia soprattutto l’industria automobilistica, bersaglio principal del Clean Power Plan, il quale imponeva una costante riduzione del consumo degli autoveicoli fino ad arrivare a 4,32 litri ogni 100 chilometri.

Google attacca la manovra: afferma che lavorare in direzione della sostenibilità ambientale è “una priorità mondiale urgente, che richiede un solido impegno politico e un’azione forte da parte degli imprenditori”.

Questa affermazione segue quella divulgata da Apple qualche settimana fa, secondo cui è necessario impegnarsi nel combattere il cambiamento climatico in quanto questa battaglia è “un imperativo morale e ambientale che ha anche un risvolto positivo negli affari”.

Il piano dell’amministrazione Obama, infatti, spinge gli imprenditori a investire nelle energie rinnovabili perché esse diventano sempre più economiche ed efficienti, oltre ad essere apprezzate dai clienti.

Le aziende come interlocutori

Non basta quindi più l’azione statale e sovrastatale: le iniziative dell’ONU, gli accordi bilaterali e i congressi di Kyoto e Parigi vengono coadiuvati anche dalle grandi aziende che operano su scala globale e che si possono porre come interlocutori di spessore nei confronti dei governi nazionali.

Apple, Google, Facebook, Amazon e Microsoft negli ultimi anni hanno cambiato il nostro modo di vivere la società: hanno operato dal basso, sono entrate nelle nostre vite e hanno scavalcato i confini delle nazioni. Vengono celebrate e vengono condannate: l’approdo di Mark Zuckerberg davanti al Congresso statunitense ha segnato il riconoscimento ufficiale della potenza dei nuovi colossi che ormai offrono una vastità di servizi indispensabili.

La lentezza del processo legislativo non riesce a stare dietro alle dinamiche con cui mutano forma e offerta le aziende miliardarie che hanno visto un boom negli ultimi dieci anni. Oltre alle loro criticità sono anche attori presenti nel mondo globalizzato, a causa della loro presenza sempre più capillare nel territorio.

Non sono più solo aziende che devono soltanto fatturare, ma iniziano a interfacciarsi con la società al pari dei policy maker. Bill e Melinda Gates, tramite la loro fondazione, stanziano più aiuti umanitari rispetto all’Unione Europea; allo stesso modo Zuckerberg nel 2015 aveva affermato di donare il 99% del suo patrimonio.