Nelle ultime ore, la cronaca nazionale si sta soffermando su un'incresciosa vicenda riguardante dei famosi prosciutti contraffatti. Dalle ultime indagini è emerso che alcuni produttori rivendevano del prosciutto crudo spacciandolo per due qualità piuttosto pregiate sul mercato italiano: nello specifico, si trattava del San Daniele e del Parma.

Le ditte coinvolte sono state accusate di frode, poiché hanno immesso sul mercato degli alimenti dalle caratteristiche differenti rispetto a quanto dichiarato. Per diversi anni, dunque, una parte dei consumatori italiani ha consumato i suddetti salumi, pensando di aver acquistato dei marchi originali e di qualità quando, invece, senza saperlo erano rimasti vittime di una vera e propria truffa.

Maggiori dettagli

Le indagini sono partite in seguito ad un'inchiesta giornalistica portata avanti da "Il Fatto Alimentare". La testata online ha scoperto che, in questi anni, è finito in commercio del prosciutto crudo proveniente da cosce di maiali nati dal seme di Duroc danese (un suino nordamericano). Storicamente, i prosciutti di Parma e San Daniele sono tra i più costosi in commercio, perché considerati delle autentiche eccellenze italiane: in realtà, a causa di questa frode, diversi cittadini si sono ritrovati - loro malgrado - a mangiare tutt'altro tipo di prosciutto.

In queste ultime ore, le forze dell'ordine guidate dalla Procura di Torino hanno sequestrato ben 300mila cosciotti di prosciutti contraffatti.

Ad oggi si parla di un giro d'affari legato a questo commercio illecito di circa 90 milioni di euro.

Ecco quand'è iniziata la truffa

A quanto pare, la truffa dei finti San Daniele e Parma sarebbe partita nel 2014, arrivando fino ad oggi, quando è stata ufficialmente portata alla luce dagli inquirenti. La vicenda, naturalmente, ha suscitato lo sdegno dei consumatori e, al contempo, anche un pizzico di preoccupazione per eventuali ripercussioni sulla Salute.

Per fortuna, sotto questo aspetto si può stare tranquilli, poiché coloro che hanno mangiato del prosciutto contraffatto non corrono alcun rischio.

Il problema principale, invece, è di tutt'altro genere: per anni, infatti, i cittadini hanno acquistato del prosciutto Dop a costi sostenuti che, in realtà, era un prodotto di qualità nettamente inferiore.

Questo giro di alimenti contraffatti ha consentito alle ditte coinvolte di intascare dei profitti illeciti. La frode sarebbe partita da un centro genetico torinese, che avrebbe venduto per primo lo sperma di maiale danese: da lì il "business" si sarebbe allargato, andando a coinvolgere diversi allevatori, macellai, ingrassatori e produttori. Adesso, dopo l'inchiesta de "Il Fatto Alimentare" e le indagini della magistratura, le aziende coinvolte sono state accusate di frode in commercio, falso, contraffazione di marchi e anche truffa ai danni dell'Unione Europea.