Prosciutto crudo Dop contraffatto per anni. L'accusa emersa dalle ultime indagini, ai danni dei consumatori, è di frode in commercio per aver utilizzato razze di suini geneticamente non ammesse dalle regole stabilite dai consorzi. Per diversi anni, infatti, i consumatori non hanno acquistato la qualità Dop del prosciutto crudo di Parma e San Daniele poiché, in modo illecito e ingannevole, ne veniva messo in commercio una tipologia estremamente diversa. Gli italiani, in sostanza, hanno pagato prosciutti famosi per la loro alta qualità ma che, in pratica, non lo erano affatto.
Prosciutto crudo Dop contraffatto: di cosa si tratta
A fare luce su questo ultimo scandalo alimentare e di gravissima portata è stata la denuncia nata da 'Il Fatto Alimentare'. Per anni i consumatori avrebbero acquistato a caro prezzo e consumato, ignari dell’inganno, prosciutti falsi di Parma e San Daniele, quelli Dop più costosi sul mercato perché considerati più buoni e genuini. Si trattava invece, nello specifico, di cosce di verro Duroc danese, razza estremamente diversa da quella italiana. La denuncia ha fatto emergere che i prodotti, tanto pagati, non sono affatto Dop. L’iter che determina la ‘denominazione di origine protetta’ di un prodotto deve seguire dei protocolli molto particolari, eppure, dai controlli emersi dalla denuncia del 'Il Fatto Alimentare', le procedure e le regole non sarebbero state seguite da diversi anni per questo tipo di prelibato prodotto.
Le aziende coinvolte e i rischi per i consumatori
Nella spirale del prosciutto falso, oltre a diverse aziende alimentari, sarebbero coinvolti i consorzi e gli organismi preposti ai loro controlli. L’anomalia, secondo gli investigatori, sarebbe andata avanti da qualche anno e precisamente dal 2014. L'accusa è di frode in commercio.
Per quanto riguarda i potenziali rischi per i consumatori, sembrerebbero non esserci particolari problemi, al di là delle ripercussioni economiche per le loro tasche. Sicuramente il maggiore danno è quello della perdita conseguenziale del prestigio delle aziende che il mercato e i consumatori avranno dopo un fatto tanto grave riconducibile ad una frode commerciale.
Stiamo parlando di prodotti con costi sul mercato estremamente elevati di prosciutti di Parma e San Daniele Dop, venduti nei supermercati da un minimo di 37 euro ad un massimo di 58 euro al chilo. Aver pagato queste somme per tipologie di prosciutti non ammessi e che non garantivano l’eccellenza della qualità, per il consumatore, certamente, non sarà facile da dimenticare.