I giudici del tribunale di Monza hanno emesso una sentenza di condanna contro Vittorio Sgarbi e Alessandro Sallusti (direttore del Il Giornale) per aver pubblicato un articolo diffamatorio nei confronti del Pubblico Ministero Di Matteo, redatto il 2 Gennaio 2014. La decisione ha causato non poche critiche, specialmente per un dettaglio fondamentale: i magistrati del tribunale lombardo hanno completamente ignorato una sentenza della Corte UE dei diritti dell'uomo. Il tribunale europeo difatti non permette che i giornalisti vengano condannati alla pena detentiva, in quanto la libertà d'espressione deve essere tutelata.
La pena inflitta a Sgarbi e Sallusti
La Corte di Strasburgo ha già sanzionato in passato l'Italia stabilendo un principio fondamentale: il carcere è una pena inaccettabile per un reato commesso a mezzo stampa e in netta violazione con la Convenzione Europea per i Diritti dell'Uomo. Giovedì scorso però i giudici del tribunale di Monza hanno inflitto rispettivamente 6 e 3 mesi di carcere, senza condizionale, a Vittorio Sgarbi e Alessandro Sallusti. Ciò che rende l'episodio ancora più discutibile è il fatto che il direttore de Il Giornale sia stato condannato non per diffamazione ma per omesso controllo, reato che risale all'epoca fascista che vede il direttore di un giornale responsabile in solido degli articoli pubblicati dai giornalisti.
La vittima sarebbe Antonino Di Matteo, il pubblico ministero di Palermo da sempre in prima linea nel difendere il teorema della trattativa Stato-mafia. Nel gennaio del 2014 Sgarbi scrisse un articolo in cui sosteneva che Totò Riina non era pericoloso in quanto rinchiuso da vent'anni all'interno di una struttura di massima sicurezza e incolpava i giudici, tra cui Di Matteo, di diffondere i suoi pensieri: "Riina non è nemico di Di Matteo...nei fatti è suo complice" scrisse Sgarbi.
Opinione sicuramente forte e aspra ma si tratta delle solito linguaggio a cui Vittorio Sgarbi ci ha abituato.
Carcere senza condizionale
Il pm ha chiesto una pena di 1 anno e 4 mesi per Sgarbi e 12 mesi per Sallusti, ma i giudici hanno successivamente deciso di ridimensionare la pena ma senza condizionale, oltre che al versamento di una somma pari a 40mila euro al pm Di Matteo.
La mancanza della condizionale sta a significare che la sentenza, se confermata, porterà sia Sgarbi che Sallusti in prigione. L'unica cosa che potrebbe salvarli sarebbe un affidamento ai servizi sociali, come avvenne per Silvio Berlusconi.