Il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha annunciato in un videomessaggio diffuso su Facebook e Youtube, che qualora gli Usa lasciassero l'accordo del 2015, raggiunto secondo la formula 5+1 (tra Iran, Usa, Cina, Russia, Regno Unito e Francia), l'Iran sarà libero di non rispettarlo. È questo l'avvertimento iraniano in vista del 12 maggio, data in cui il presidente Trump dovrà comunicare le sue intenzioni circa l'accordo.
Trump si aspetta nuovi negoziati per un nuovo accordo, mentre le principali cancellerie europee punterebbero a 'rivederlo' senza stravolgerlo e senza tenere la posizione radicale adottata da Washington.
Dal canto suo, il governo persiano non ha intenzione né di rinegoziare, né di rivedere tale accordo. Per Teheran, semplicemente, il trattato non può essere toccato.
Un nuovo tassello nella crisi
È il nuovo tassello quotidiano che si aggiunge alla sfida giocata a braccio di ferro (non senza lo scambio di qualche pugno) tra l'Iran da un lato, e Usa con Israele dall'altro.
Per Zarif il nuovo negoziato implicherebbe inserire argomenti che nelle precedenti trattative i Sei firmatari avevano deciso di non toccare.
Non verranno messe in discussione - esplicita Teheran - la capacità difensiva e l'influenza regionale dell'Iran. Quest'ultimo aspetto, in particolare, preoccupa il blocco occidentale, così come era emerso dalle posizioni delle scorse settimane.
E preoccupa ancor di più i diretti interessati, Israele e Arabia Saudita.
L'annuncio continua con un messaggio che, a voler leggere tra le righe, potrebbe essere considerato addirittura distensivo e rassicurante: 'Noi iraniani non invadiamo nessuno da secoli'. Viceversa, sono stati gli altri ad invadere il territorio persiano, per ultimo Saddam Hussein, sostenuto dagli Usa -prosegue Zarif.
Il riferimento è alla guerra del 1980-1988, seguita alla rivoluzione iraniana e alla caduta dello scià.
Per Zarif le accuse sono ridicole, l'Iran è stato punito abbastanza dell'embargo e dalle sanzioni, che non hanno permesso al paese di dotarsi di un sistema difensivo all'altezza di quello degli avversari in Medio Oriente.
Addossa inoltre agli Usa la responsabilità dell'instabilità Politica e militare della regione, avendo gli americani finanziato i talebani, AlQaeda e Isis.
La posizione scomoda dell'Europa
Macron e Merkel hanno cercato nelle ultime settimane di convincere Trump a non gettare per aria tutto il lavoro svolto, ed a cercare semmai una modifica dell'accordo. Tuttavia, secondo quanto dichiarato da fonti diplomatiche a Reuters, le chance di successo sono scarse.
Ciò nondimeno, la posizione europea sarebbe superata dalle dichiarazioni di Zarif, che non solo non vuole che gli Usa abbandonino l'accordo, ma non vuole nemmeno apportare modifiche al trattato del 2015.
Esiste, però, un piano B. Perché l'Europa non vuole rinunciare agli investimenti avviati nel 2016 (20 miliardi di euro).
Il miglioramento dei rapporti economici è esemplificato dal dato sull'export di prodotti energetici dall'Iran all'Unione Europea: nel 2016 è aumentato del 344%, per un valore di 5,5 miliardi di euro.
Il piano B prevederebbe dunque di andare avanti con l'accordo anche senza gli Usa, per non perdere i risultati acquisiti e non riportare l'Iran verso un pericoloso isolamento. Questa posizione, però, complicherebbe i rapporti con Trump, oltre ad essere poco gradita a Teheran, dal momento che il pericolo reale per la difesa iraniana sono gli Usa e i suoi alleati Israele e Arabia Saudita.
In definitiva, questo piano B sembrerebbe poco praticabile e poco conveniente per il contraente debole, l'Iran.