Channel 10, primo tra i media israeliani, la notte scorsa ha avvisato la popolazione che potrebbe essere imminente un attacco missilistico iraniano. Teheran aveva promesso di vendicare l'attacco alla base militare T-4 del 9 aprile. Ma lo scontro tra i due Paesi, negli ultimi mesi, continua a riscaldarsi. Il 31 gennaio 2018, Israele aveva compiuto un'azione di intelligence in Iran che, a quanto dice il governo (supportato dall’amministrazione americana), l’ha portato ad impossessarsi di informazioni importantissime circa le vere intenzioni di Teheran sui progetti nucleari.
Il 10 febbraio, di conseguenza, l'Iran aveva lanciato un attacco tramite drone partito dalla Siria. Da quel momento Israele ha risposto con una serie di strike, in Siria, colpendo basi dove erano presenti anche soldati iraniani. Secondo quando riportato dalle fonti israeliane, dunque, i numerosi strike in Siria, volti a impedire l'attacco iraniano, avrebbero rallentato, ma non fermato, i piani di Teheran. L'attacco missilistico, tuttavia, sarebbe rivolto solo ed esclusivamente a obiettivi militari e non civili, nel Nord di Israele. L'obiettivo infatti è quello evitare una guerra aperta e su larga scala con Israele, rispondendo però con mano ferma agli attacchi svolti da quest'ultimo nei confronti dell'Iran in Siria.
Il ruolo di Hezbollah
Secondo l'intelligence israeliana, Teheran si servirebbe di Hezbollah e di milizie sciite locali (senza voler coinvolgere i pasdaran iraniani) per lanciare missili iraniani verso le regioni nord di Israele. Per Radio Israele, il piano iraniano sarebbe ad uno "stadio avanzato". Proprio per via del coinvolgimento di Hezbollah, Ynetnews riporta che Qasem Soleimani, comandante della Forza speciale Quds, avrebbe deciso di posticipare l'attacco a dopo le elezioni in Libano (elezioni che, stando ai risultati provvisori acquisiti nella mattinata di lunedì, darebbero a Hezbollah la maggioranza dei seggi, rafforzando notevolmente l’influenza iraniana).
Israele si prepara
Israele si sta preparando per prevenire e contenere l'attacco. Il governo ha avvertito che in caso di attacco contro il territorio di Israele, questa colpirebbe ogni obiettivo iraniano in Siria. Sempre nella giornata di domenica il primo ministro ha avvisato che, sebbene Israele non voglia l'escalation, nel caso in cui la guerra diventi inevitabile, preferirebbe affrontarla subito piuttosto che in futuro.
Un monito (a titolo personale e non del governo) è stato lanciato oggi, 7 maggio, dal ministro dell'Energia israeliano Yuval Steinitz, membro del gabinetto di sicurezza: "Se l'Iran attaccherà dal territorio siriano, sarà la fine di Assad e del suo regime". Ha aggiunto poi, alludendo probabilmente a Putin: "Chiunque è interessato nella sopravvivenza di Assad dovrà dirgli di prevenire attacchi contro Israele". Netanyahu, però, sta anche cercando di prevenire l'attacco attraverso lo strumento della diplomazia. Ed in quel senso, la più grande potenza a poter influenzare le azioni di Teheran è la Russia. Risulta dunque una fortunata coincidenza il fatto che, il 9 maggio (in occasione del Giorno della Vittoria, quando in Russia si celebrerà il 73° anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale), Netanyahu avrà l’occasione di incontrare Putin e di esporre tutte le preoccupazioni e le informazioni ottenute riguardo le intenzioni di Teheran.