Una faccenda di soldi, pochi spiccioli, 60 euro: un debito mai saldato al suocero. Per questo è morto Alberto Delfini, 25 anni, un ragazzo da poco diventato papà. Suo suocero, Domenico Nardoni, un uomo a sua volta giovane, ha 46 anni, gli ha sparato alle spalle un unico colpo di fucile colpendolo mortalmente al collo. Il corpo è stato trovato nella campagna di Castel Madama, località alle porte di Roma intorno alla mezzanotte di sabato scorso. Dopo averlo ascoltato per ore, i carabinieri hanno arrestato Nardoni che è crollato e ha amesso le sue responsabilità.

Il neo nonno ha alle spalle precedenti penali per reati contro il patrimonio. L'accusa nei suoi confronti è di omicidio volontario.

Incontro chiarificatore risolto in tragedia

È stato proprio il suocero a chiamare i carabinieri sabato notte. Ma prima aveva cercato di ripulire l'ambiente e crearsi un alibi per far credere che si fosse trattato di un tragico incidente. La pattuglia della compagnia dei carabinieri di Tivoli arrivata a via Vicovaro, in realtà un viottolo di campagna sopra le sponde dell'Aniene che passa sotto l'autostrada Roma-Teramo, in una zona isolata, ha trovato il corpo del ragazzo riverso a terra in una pozza di sangue. Fermato, Nardoni è stato sentito per tutta la mattina di ieri dal pm Luigi Pacifici coadiuvato dai militari finché non ha ammesso le sue responsabilità.

Con un fucile semiautomatico risultato rubato ha ucciso il ragazzo mentre gli dava le spalle intento ad andarsene: aveva già aperto il cancello. Delfini si è recato in quel luogo isolato poco distante da un casolare della famiglia della compagna per avere un chiarimento con il suocero.

Ma da quello che finora si è ricostruito, in una realtà fatta di dinamiche familiari complesse, è sorta una lite violentissima 'risolta' in un regolamento di conti mortale.

Il giovane suocero si trova ora nel carcere romano di Rebibbia in attesa della convalida del fermo. Il corpo di Delfini è all'obitorio a disposizione dell'autorità giudiziaria che ha disposto l'autopsia. Intanto gli inquirenti stanno raccogliendo testimonianze per verificare se possano essere coinvolti altri membri della famiglia.

Storie di 'ordinario' orrore familiare

Le famiglie non sono tutte così, per fortuna. Di solito discussioni e beghe non culminano in omicidi, per lo più volontari secondo l'ipotesi di reato contestata a Nardoni. Ma è nei contesti familiari, statistiche alla mano, che esplode la violenza. Non solo quella agita da uomini verso le proprie compagne che scaturisce in femminicidi. Ci sono suoceri e suocere che arrivano alla follia criminale: come i suoceri di Michael Cariglia, 49 anni ustionato con l'acido. I genitori di sua moglie hanno commissionato due attacchi con l'acido e al secondo, l'obiettivo è stato raggiunto. Volevano 'punirlo' perché colpevole di aver sposato la loro figlia, Azzurra di 22 anni, di 27 più piccola di lui.

Nel caso di Castel Madama resta da ricostruire la trama alterata dei rapporti parentali. Alberto aveva avuto con la giovane compagna figlia di Nardoni un bimbo da pochi mesi e i due volevano sposarsi. Si arrangiava con lavori come cameriere nei ristoranti. Con la compagna vivevano in casa del suocero. Ora la giovane donna rimasta vedova per motivi in parte forse mai decifrabili, si è trasferita dalla madre.